Non è mica bastata la lunga maratona di 22 ore affrontata tra gli scorsi 27 e 28 settembre dalla commissione regionale Sanità per approvare le schede ospedaliere. Proprio adesso che il più sembrava fatto, e alla vigilia dell’approdo in giunta della stessa delibera con i cambiamenti apportati dall’organismo guidato da Leonardo Padrin, arriva una brusca frenata. Prima di concedere il via libera definitivo alla riforma del sistema, l’esecutivo di Palazzo Balbi sta studiando ulteriori ritocchi. Si tratta del ripristino di primariati cancellati, del dietrofront su nuovi reparti da attivare ma alla fine dei conti risultati troppo onerosi e magari superflui, del riposizionamento di qualche letto qua e là. Niente di trascendentale, nel senso che l’impianto generale resta, il problema sta nel dover far ripartire l’iter da capo.
Le procedure impongono infatti alla giunta Zaia di approvare comunque la «delibera madre» (il che dovrebbe avvenire entro fine mese), con o senza le osservazioni della V commissione, ma un minuto dopo il «sì» permettono di cambiare il medesimo provvedimento.
In questo caso lo strumento tecnico per farlo è la delibera sulla definizione della rete di emergenza-urgenza, che la stessa commissione ha stralciato dal testo generale delle schede, per un esame a parte. A tale provvedimento l’esecutivo dovrebbe dunque agganciare le modifiche al vaglio e rimandare tutto alla commissione Sanità, per il solito parere obbligatorio e non vincolante. Ottenuto il nulla-osta, la delibera tornerebbe in giunta, per il sigillo finale, e solo allora si potrebbe finalmente dare operatività alle schede ospedaliere e territoriali. «Mi risulta che nella lunga tirata di settembre siano sfuggiti diversi errori — spiega Diego Bottacin (Verso Nord), consigliere della V commissione — in parte tecnici e in parte politici, nel senso di promesse fatte da qualche politico e poi non mantenute nelle schede. Sembra che tutto ciò stia spingendo la giunta alla riadozione della delibera sulle stesse, col conseguente obbligo di riavviare l’intero iter. E’ una beffa per il lavoro compiuto finora, che tra l’altro rischia di riaprire contenziosi. Ed è colpa della scelta sbagliata di annacquare la razionalizzazione dei costi per cedere a forti pressioni campanilistiche. A questo punto, se la versione 2 delle schede contenesse ulteriori cedimenti a tali ingerenze o sprechi per accontentarle, la commissione dovrà opporsi a un modo poco serio di affrontare temi tanto importanti per la collettività».
Ma come mai questi «errori» vengono fuori soltanto adesso? Possibile che la giunta non li abbia scovati prima di mandare il testo in V commissione, tra l’altro a oltre un anno di distanza dal varo del Piano sociosanitario? E perchè anche l’opposizione se ne accorge ora? «In realtà abbiamo sollevato molte obiezioni sul malloppo che ci hanno richiesto di approvare in fretta e furia, dopo il ritardo col quale è arrivato in commissione — rivela Bottacin — alcune sono state recepite, altre no. E qualcuna ci può essere scappata, perchè l’ansia di procedere rapidamente ad una riforma tanto attesa dai cittadini non ha concesso la puntuale attenzione su ogni singolo letto. Ma va anche detto che la giunta non può scaricare sulla commissione scelte particolarmente critiche, che non ha il coraggio di affrontare. Troppo comodo, si assuma le proprie responsabilità».
Michela Nicolussi Moro – Corriere del Veneto – 19 ottobre 2013