Nel 2015 si riducono ancora i ricoveri ospedalieri. Secondo il Rapporto sulle Schede di dimissione ospedaliera (Sdo) 2015, appena pubblicato dal ministero della Salute e che riporta i dati relativi al 99,6% degli istituti pubblico e 99,8% di quelli privati, il numero complessivo di dimissioni per acuti, riabilitazione e lungodegenza sono in diminuzione di circa il 2,3% per un totale di 8.930.979 dimissioni ospedalierie (209.137 in meno rispetto al 2014), mentre le giornate di degenza si riducono dello 0,9 per cento, per un totale di 61.366.673 giornate di ricovero sempre riferite al 2015.
Il calo maggiore si ha nei ricoveri per acuti in regime diurno (-5,7% per le dimissioni e -5,3% per il numero di accessi), poi per la riabilitazione in regime diurno (-2,2% per le dimissioni e -2,8% per il numero di accessi) e infine per gli acuti in regime ordinario (-1,4% per le dimissioni e -0,6% per le giornate di ricovero).
Aumenta invece la riabilitazione in regime ordinario dell’ 1,1%, con un corrispondente incremento dello 0,6% per il volume di giornate di degenza.
Rispetto al 2014, nel 2015 il tasso di ospedalizzazione per acuti, si riduce da 134,3 a 129,9 dimissioni per 1.000 abitanti. Di queste, 97 sono in regime ordinario e 32,9 diurno (nel 2014 i valori erano, rispettivamente, 99,3 e 35). Il tutto con una certa variabilità regionale.
L’andamento del tasso di ospedalizzazione è in calo sempre per i ricoveri per acuti, sia in regime ordinario che diurno, che passano, rispettivamente, da 115,8 e 48,8 per mille abitanti nel 2010 a 97 e 32,9 nel 2015. Il tasso di ospedalizzazione complessivo si riduce da 171,9 per mille abitanti nel 2010 a 136,5 nel 2015.
L’appropriatezza dei ricoveri migliora ulteriormente: i Drg a rischio di inappropriatezza se erogati in regime di ricovero ordinario nel 2015 aumentano la percentuale di ricoveri diurni per 40 dei 108 Drg e nei rimanenti 68, altri 56 hanno una riduzione dei ricoveri diurni rispetto al 2014, ma anche di quelli ordinari di almeno il 6% e, comunque, per tutti e 108 vale la riduzione assoluta dei ricoveri e una maggiore deospedalizzazione.
La mobilità interregionale varia di poco per ciascun tipo di attività e regime di ricovero e resta di circa l’8% per gli acuti in regime ordinario e diurno, del 15% per la riabilitazione in regime ordinario e del 10% per quella in regime diurno, del 5% per la lungodegenza.
E i ricoveri costano meno. Teoricamente perché il dato è nazionale, ma a livello locale si applicano singoli tariffari. Tra il 2010 e il 2015 si è passati da 30,9 miliardi a 28,8 miliardi. I ricoveri per acuti in regime ordinario sono naturalmente quelli con la quota più elevata, seguiti da quelli in regime diurno e per riabilitazione in regime ordinario.
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Leggi tutto su Quotidiano sanità – 4 aprile 2017