Il Corriere del Veneto. Gli ospedali, le Rsa, le strutture socio-assistenziali, socio-sanitarie (per minori, disabili e tossicodipendenti) e gli Hospice (malati terminali) riaprono le porte ai visitatori dei ricoverati (non Covid) e degli anziani, dopo due mesi di clausura imposti dalla quarta ondata pandemica. La novità tanto attesa da migliaia di famiglie e annunciata ieri dal governatore Luca Zaia diventerà realtà tra qualche giorno e nel frattempo il direttore generale della Sanità regionale, Luciano Flor, ha inviato una circolare con il via libera ai dg delle Usl. La stessa nota impone lo sblocco di esami e visite di specialistica ambulatoriale con scadenza rispettivamente a 30 e a 60 giorni sospesi lo scorso 14 dicembre dallo stesso Flor, insieme ai ricoveri non urgenti e all’attività libero-professionale intramoenia.
«La curva dei contagi e dei ricoveri scende, vogliamo tornare alla normalità — motiva Zaia — ormai la solitudine dei pazienti e soprattutto degli anziani, sia nei reparti che nelle case di riposo, sta diventando una tragedia. Non hanno dimestichezza con il telefonino, le videochiamate, i messaggi e rischiano di restare isolati. Già cambiano habitat, se poi non vedono più nemmeno i parenti rischiano di aggravarsi. E’ una scommessa, se le curve del contagio dovessero tornare a puntare verso l’alto vedremo come procedere. Intanto invito chi non si è ancora vaccinato a farlo — incalza il governatore — la terza dose ha cambiato il corso della pandemia, soprattutto per gli over 80. Con due dosi di vaccino in questa fascia di popolazione si contano il 98% di decessi e 287 ricoveri su 100mila abitanti, contro 9 decessi e 47 ricoveri per 100mila abitanti rilevati tra gli immunizzati col booster. Ci sono ancora 450mila veneti scoperti, tra cui 161mila over 50, passibili di multa».
Tornando ai visitatori, uno a degente e per il tempo indicato da ciascun reparto e da ogni struttura, dovranno presentare all’ingresso il super Green pass (tre dosi di vaccino o due più guarigione dal Covid) oppure un tampone antigenico o molecolare eseguito nelle 48 ore precedenti e con esito negativo. E’ obbligatorio l’utilizzo della mascherina Ffp2. «Quanto alla specialistica, alle nuove liste d’attesa si aggiungono le 264.745 prestazioni rimandate e da smaltire — aggiunge Manuela Lanzarin, assessore a Sanità e Sociale —. Compresi gli screening, anche oncologici, che benché mai interrotti sono stati disertati da molti pazienti per paura del virus. Nella prossima giunta proporremo il piano esatto di recupero e andremo a regime tra qualche mese. In due anni di emergenza siamo stati costretti a sospendere visite, interventi e ricoveri non urgenti tre volte». Per l’ingresso a centri di diagnostica e poliambulatori è richiesto il super Green pass.
Il ritorno alla normalità è legato agli indicatori relativi alla diffusione del Sars-Cov2: l’Rt, l’indice del contagio, passa da 1,13 a 1,12 (ieri altri 11.201 casi e 41 vittime); l’incidenza cala da 1862,9 casi per 100mila abitanti a 1403,8; il tasso di occupazione dei letti in area medica sale dal 24,8% al 25% (1.745 ricoveri, +35), ma in Terapia intensiva scende dal 14% all’11,7% (156 degenti, -4). «E proprio quest’ultimo parametro potrebbe portarci in zona bianca se scenderà sotto il 10% — ragiona Zaia — il che equivale a 33 ricoveri in meno e, secondo le nostre proiezioni, dovrebbe avvenire tra 7-10 giorni. Possiamo sperare che sia iniziata la fase di discesa». «Se finisce la fase pandemica, entreremo in quella di transizione — completa la dottoressa Francesca Russo, a capo della Prevenzione — prevede proprio la ripresa graduale di attività bloccate durante i picchi pandemici, ma senza abbandonare del tutto le misure di contenimento del virus. Lo decide ogni singolo Stato oppure lo si stabilisce a livello internazionale quando i contagi diminuiscono in tutto il mondo».
Novità anche sul fronte delle cure e della prevenzione, appunto. Sabato sono arrivate le prime 4934 confezioni della pillola anti-Covid Pfizer, che va assunta entro i primi cinque giorni dall’insorgenza dei sintomi e garantisce l’89% di protezione dal rischio di ricovero e decesso. Le prime sono già state somministrate. Ed entro fine mese la struttura commissariale guidata dal generale Francesco Figliuolo comincerà a distribuire alle Regioni il vaccino Novavax, formulato non su piattaforma mRna (come Pfizer Biontech e Moderna) e nemmeno sul virus inattivato (AstraZeneca e Johnson&Johnson) ma creato con la tecnica delle proteine ricombinanti, in uso da tempo contro pertosse, epatite, meningite e altre infezioni virali. E quindi «gradito» pure ai no vax, benché indicato solo per le prime due dosi. «Ce lo stanno chiedendo in molti — conferma Zaia — apriremo linee dedicate al Novavax, con l’accesso libero».