Nuova tegola per gli Ospedali di comunità. Cambiano le regole (e i fondi pubblici disponibili) a tal punto che il Comune di Verona ha deciso ieri pomeriggio, in una riunione di giunta, di presentare un ricorso al Tar contro la nuova delibera della Regione Veneto. E intanto i responsabili delle tre case di cura veronesi coinvolte nel progetto (Istituto Assistenza Anziani, Pia Opera Ciccarelli e Le Betulle) sono a dir poco arrabbiati.
Cerchiamo di riassumere la vicenda in termini chiari.
La Regione Veneto aveva deciso di creare gli Ospedali di comunità, utilizzando strutture socio-assistenziali già presenti sul territorio (a Verona, le tre case di riposo che abbiamo citato) per accogliere i malati usciti dalla fase critica, consentendo così di farli dimettere dagli ospedali in attesa di poterli rimandare alle loro case. Le tre strutture veronesi coinvolte (la «Casa Loro» dell’Istituto Assistenza anziani con 26 letti, le «Betulle» di Borgo Venezia con 28 e la Pia Opera Ciccarelli di San Giovanni Lupatoto con altri 28) erano prontissime, ma la Regione tardava nel dar loro il necessario accreditamento (con polemica politica rovente, già un anno fa, tra Flavio Tosi e Luca Coletto, assessore veneto alla Sanità). Anzi, ai primi di marzo si scopriva che l’attivazione delle strutture era sospesa (con tanto di delibere) dalla Regione per un presunto contrasto con l’istituzione per legge dell’Azienda zero.
Il 6 aprile scorso, ecco la novità più pesante (venuta però alla luce sono in queste ore): un’altra delibera della giunta Zaia conferma il via libera agli Ospedali di comunità, modificandone però il «profilo assistenziale ed economico delle prestazioni mediche».
Tradotto brutalmente: mentre prima era previsto che Istituto Anziani, Pia Opera Ciccarelli e Le Betulle rimanessero strutture socioassistenziali, adesso diventano strutture sanitarie a tutti gli effetti, ma devono soprattutto (e questo è il vero nodo del contendere) farsi carico delle spese di assistenza medica.
«Una decisione inaccettabile – spiega Annamaria Leone, presidente dell’Istituto Assistenza Anziani, – che cambia radicalmente quanto ci era stato detto e promesso finora. Per fare un esempio – spiega la Leone – a noi erano stati assegnati 26 posti letto da gestire, ma ovviamente ci era stato assicurato che le spese mediche sarebbero state coperte dalla Regione, attraverso l’Usl. Ora invece, secondo questa nuova delibera, dovremmo assumere 4 nuovi medici da dedicare a questo servizio. Ed è chiaro che i soldi per farlo noi non li abbiamo. Se si vogliono favorire i privati e colpire duramente i servizi assistenziali sul territorio, questa è la strada giusta: noi comunque – conclude Annamaria Leone – come responsabili delle case di riposo ci riuniremo per valutare a fondo questo scempio».
Come abbiamo visto, adesso si va comunque davanti al Tribunale amministrativo regionale, cui la giunta comunale ha deciso ieri di presentare ricorso «contro una delibera regionale – ha detto il sindaco di Verona, Flavio Tosi – che modifica quanto era stato dichiarato sinora dalla stessa Regione e che colpisce duramente le strutture assistenziali veronesi». Come risponde Venezia? L’assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto, si mostra molto prudente: «Per quanto ci riguarda – dice – esiste tuttora una trattativa in corso e non c’è niente di definitivo. Forse la campagna elettorale esaspera i toni anche su questo tema. Se poi vogliono fare ricorso, lo facciano – conclude Coletto – ma se io fossi in loro non mi fascerei la testa prima di essermela rotta: meglio continuare a discuterne seriamente, invece…». Per capire l’importanza di questa vicenda, anche al di là della questione primaria, quella dell’assistenza alle persone, basti ricordare come un ricovero negli ipotizzati Ospedali di Comunità farebbe risparmiare circa 250 euro al giorno al nostro sistema sanitario.
Lillo Aldegheri – IL Corriere del Veneto – 5 maggio 2017