Se anche c’erano dei dubbi, oggi sono stati spazzati via. Per il nuovo ospedale la situazione è nello stallo più totale e la via d’uscita (se mai ci sarà) è sempre più lontana. Non serve ripercorrere gli ultimi dieci anni di polemiche, diatribe e progetti per arrivare a questa conclusione, sono sufficienti gli ultimi tre giorni in cui la Regione e l’università hanno ribadito con forza la necessità di accelerare le pratiche per costruire un’opera fondamentale per la sanità padovana e quella veneta. Dopo le dichiarazioni del rettore del Bo Rosario Rizzuto che ha ribadito con forza la necessità di realizzare un’opera moderna in un nuovo sito («Non mi stancherò di ripetere che la città ha bisogno di un nuovo ospedale con le dimensioni, la struttura e l’organizzazione degli ospedali moderni. Rinunciare alla costruzione di un’opera del genere, riportando al punto zero il dibattito degli ultimi dieci anni, rappresenterebbe una sconfitta per tutta la città») e dopo l’apertura dei proprietari dei terreni di Padova Est, ieri è arrivata la sferzata del governatore Luca Zaia che per la prima volta da mesi ha rotto il silenzio sul futuro del policlinico ricordando che «Padova Est è una scelta tecnica e non politica» e che l’ipotesi nuovo su vecchio è stata più volte bocciata dai tecnici della Regione, dell’università e del Comune. «Mi spiace che il sindaco (Sergio Giordani), che non ho mai incontrato di persona, continui a restare sulle sue posizioni – dice Zaia -. Se proprio vuole proseguire nella strada del nuovo su vecchio, venga in Regione a dirmelo ufficialmente e agirò di conseguenza. A questo punto non escludo il danno erariale e la possibilità di uscire dalla città». E vista la risposta di Giordani arrivata a stretto giro di posta, il governatore è destinato a «dispiacersi e ad agire di conseguenza».
Il sindaco di Padova infatti non sembra voler arretrare di un millimetro (dimostrandosi coerente con la sua campagna elettorale e con l’impostazione dei suoi alleati di Coalizione civica) sulla sua ipotesi di nuovo su vecchio. «La mia posizione è stata esplicitata con trasparenza ed è soprattutto passata al vaglio del voto popolare dei padovani due mesi fa – spiega Giordani -. Rispetto le posizioni di tutti e tengo in gran considerazione le proposte di università, Regione e Provincia, e per tanto chiedo il rispetto della mia posizione che è diversa da quanto immaginato dal mio predecessore Massimo Bitonci. Non prevedo un’opera di rattoppo, ma una trasformazione integrale dell’attuale ospedale tenendo conto di tutte le criticità che sono state espresse finora». Insomma: nuovo su vecchio era, nuovo su vecchio rimane in direzione opposta e contraria a quanto richiesto dagli altri commensali del comitatone tecnico. E se all’interno della maggioranza di Giordani molti sorridono per quella che considerano una vittoria, altrettanti esponenti del centrosinistra non nascondono di essere preoccupati per la situazione di immobilismo che rischia di crearsi con la contrapposizione tra i protagonisti della sanità padovana, tanto che sta tornando in campo l’ipotesi di Padova Ovest. Da qualche giorno, un po’ all’improvviso, nelle parole non solo di alcuni esponenti del Pd ma anche di alcuni simpatizzanti del centrodestra (sia a Padova che in Regione), i 400 mila metri quadrati di San Lazzaro sono diventati un’area troppo piccola e affollata per prevedere una struttura sanitaria che finirebbe inevitabilmente schiacciata tra la Statale del Santo, il casello dell’autostrada, l’Ikea e la zona industriale. Non solo. Anche se la procura ha definitivamente archiviato le indagini su Padova Est, nate da un esposto del parlamentare Alessandro Naccarato, all’interno dei circoli di sinistra la convinzione che dietro l’operazione di San Lazzaro ci siano speculazioni di qualche sorta non si decide a tramontare nemmeno di fronte all’evidenza giudiziaria.
L’unica cosa certa comunque è che la posizione del Pd sul nuovo ospedale non è unitaria come si evince anche dalla scaletta degli eventi della Festa democratica in programma dal lunedì prossimo al Parco d’Europa di via Venezia. Agli appuntamenti, i dibattiti verteranno sull’economia, sulla scuola, sul lavoro, sul sociale, sull’ambiente, sulla mobilità sostenibile, sullo sport, sulla cultura, sui diritti civili, sul la sicurezza e sul terrorismo e persino sul referendum consultivo per l’autonomia del Veneto. Praticamente si discuterà di tutto lo scibile umano. Ma sull’opera che monopolizza la discussione cittadina almeno dal 2004 e che è destinata a determinare il futuro della sanità padovana c’è il silenzio totale. Per non dire assordante.
Alessio Antonini Davide D’Attino – Il Corriere del Veneto – 1 settembre 2017