Con oggi sono trascorsi cinquanta giorni dalla caduta del sindaco Massimo Bitonci, seguita nel giro di quarantotto ore dalla designazione del commissario Michele Penta. Ma da quel momento la nomina è rimasta di carattere prefettizio, senza mai assumere rilievo straordinario grazie al necessario decreto del presidente della Repubblica, il solo che consentirebbe al rappresentante del ministero dell’Interno di firmare l’accordo di programma sul nuovo ospedale di Padova.
Così ieri il governatore Luca Zaia ha perso la pazienza: «Qualcuno ci può dire perché Sergio Mattarella non ha ancora emanato questo provvedimento? Sia chiaro a tutti che non siamo disposti a tornare indietro nella procedura: se qualcuno proverà a bloccarci, saremo costretti a tutelarci sul piano legale».
Un’idea dell’aria che tira era già balenata un paio di settimane fa, durante la tradizionale cena natalizia della Lega Nord padovana. Allora era stato il consigliere regionale di casa Fabrizio Boron, nella sua veste di numero uno della commissione Sanità, a lasciar intendere che Zaia non avrebbe lasciato passare eventuali tentennamenti da parte del commissario Penta. Nei quindici giorni successivi non è però successo nulla: nessun decreto, nessuna firma. Arrivato così alla fine dell’anno senza aver ancora ottenuto il via libera di Palazzo Maroni, ieri il governatore ha confermato pubblicamente la propria posizione. A margine della presentazione a Venezia dei direttori generali delle nuove Usl, fra cui Domenico Scibetta della «Euganea», Zaia ha colto l’occasione di una domanda su quale sarà la stazione appaltante del futuro ospedale («Sarà l’azienda ospedaliera», ha ribadito guardando in prima fila il dg Luciano Flor) per esprimere la sua irritazione: «Mi era stato detto che entro trenta giorni sarebbe arrivato il decreto del presidente della Repubblica. È davvero così? Lo abbiamo o no? Ci dicano cosa stanno facendo, perché a me risulta che dopo quasi due mesi Mattarella non abbia ancora firmato il decreto per la nomina di Penta a commissario straordinario: perché?».
Secondo l’inquilino di Palazzo Balbi, la risposta a questo interrogativo sta a Roma: «Qualcuno ci dica il motivo ufficiale per cui il commissario non può firmare e poi ci regoleremo di conseguenza. Ma nessuno deve farsi l’idea che noi siamo qui ad aspettare maggio in silenzio. Vogliamo realizzare l’ospedale, tant’è vero che abbiamo accantonato le risorse necessarie e con il rettore Rosario Rizzuto siamo pronti a partire. Regione del Veneto e Università di Padova non sono proprio due comparse nel film della vita che qualcuno pensa di vedere». Zaia ha voluto anche escludere l’ipotesi che, nel caso in cui le elezioni comunali arrivino prima della firma commissariale, un futuro sindaco possa bloccare l’iter: «Quando Massimo Bitonci mise in discussione l’area prescelta, non c’erano le delibere che ci sono oggi. Ma con l’occasione propongo fin da adesso di introdurre, nella campagna elettorale di Padova, una “no fly zone” attorno al nuovo ospedale: ci si faccia pure la guerra su tutto, ma non su una struttura che serve alla salute dei cittadini». E mentre il parlamentare Domenico Menorello attacca il governatore annunciando che «ci sarà un ricorso all’Anac perché non si possono spostare migliaia di metri quadri del Comune di Padova con una telefonata di un sindaco decaduto», il commissario Penta attende a propria volta notizie dal Quirinale. «Effettivamente di solito occorre aspettare fra trenta e quaranta giorni — osserva — ma questa volta ci sono stati di mezzo una crisi di governo, un cambio di ministro e le feste di Natale. Immagino che il motivo del ritardo dipenda da quello. Di sicuro però finché non c’è il decreto, che mi sarà comunicato dalla prefettura, non posso fare nulla di straordinario».
Angela Pederiva – Il Corriere del Veneto – 31 dicembre 2016