Che tutto, nel trasloco del nuovo ospedale dal Padova Ovest a Padova Est, era stato fatto secondo le regole, è scritto tra le righe delle due pagine con cui il procuratore capo Matteo Stuccilli e il sostituto Maria Ignazia D’Arpa chiedono l’archiviazione dell’inchiesta aperta per far luce sullo spostamento del futuro nosocomio dei padovani da una parte all’altra della città, deciso nel novembre 2014 dalla giunta dell’allora sindaco Massimo Bitonci. Una svolta improvvisa che all’epoca – era il novembre 2014 – aveva fatto nascere dubbi e sospetti e che ora la procura di Padova battezza come politica e al di sopra di ogni sospetto, mettendo nero su bianco che in più di un anno di indagini su atti, delibere e accordi (presi o già siglati) non sono emersi elementi compatibili con manovre speculative illecite preordinate. Insomma la volontà di spostare il progetto sui terreni di Padova Est era stata una scelta amministrativa.
Il fascicolo aperto contro ignoti ma su cui ventilava l’ipotesi dell’abuso d’ufficio, è ora sul tavolo del giudice per le indagini preliminari: toccherà a lui studiarsi l’incartamento e decidere se mettere la ceralacca sulla richiesta della procura. O se respingerla. Certo è che a poco più di un mese dalle elezioni, la decisione della procura è un asso che torna nella manica dell’ex sindaco Bitonci più volte accusato, con questa mossa, di aver favorito affari da parte di privati speculando sulla realizzazione del nuovo ospedale, il cui accordo di programma è già stato firmato da Regione Veneto, Università di Padova, Iov e Azienda Ospedaliera. Manca solo la firma del Comune di Padova: firma che stava per arrivare nel novembre scorso ma la sfiducia e la caduta di Bitonci avevano bloccato il tutto. Era stato poi il commissario Michele Penta, al suo arrivo a Padova, a dirsi pronto alla firma per sbrogliare la matassa. Ma dato l’avvicendamento con l’attuale commissario Paolo De Biagi, l’iter è stato rimesso nelle mani del prossimo sindaco di Padova.
A scatenare l’indagine, che ha visto la procura acquisire i vari documenti sul nuovo ospedale dal 2006 fino alla decisione del novembre 2014 di traslocare a Padova Est, era stato un esposto dell’onorevole del Pd Alessandro Naccarato. Nella sua memoria Naccarato sottolineava come ci fosse qualcosa di poco chiaro nella volontà dell’amministrazione di dirottare il nuovo ospedale dall’area di Padova Ovest a quella di Padova Est: 400 mila metri quadri in zona San Lazzaro per metà già di proprietà comunale e per l’altra metà nelle mani dei privati del Consorzio Urbanizzazione Quadrante Nordest (Via San Lazzaro Properties Srl, Immobiliare Galzignano Spa e Mantegna Immobiliare Srl ). Scelta che secondo l’onorevole Pd sarebbe alla base di presunte speculazioni sui terreni di Padova Est a vantaggio di alcune società che avrebbero conosciuto con anticipo la nuova destinazione del polo sanitario.
Alla base di questi accorti sospetti ci sarebbe un’intricata matassa di compravendite che vede il passaggio – nel luglio 2014 – alla cifra simbolica di 1 euro delle proprietà di Padova Est da un fondo olandese alla «Bpd property» costituita da famiglie imprenditoriali di Asiago (Vicenza) e Conegliano (Treviso). L’accordo siglato da palazzo Moroni prevede che il 64% dei terreni finisca nelle mani del Comune, mentre nel resto le società costruttrici possano dar vita ad appartamenti, negozi e alberghi. Accordo che per la procura ha tutti i crismi della regolarità. Come, è scritto nella richiesta dei pm, non ci furono pressioni su Bitonci per far rimanere l’ospedale a Padova Ovest, cosa che l’esponente leghista aveva lamentato.
«Mi spiace per l’onorevole Naccarato, il Pd e il loro candidato sindaco Sergio Giordani – esulta Bitonci -. Ma la richiesta d’archiviazione da parte della procura rappresenta per loro una bella botta sui denti, dato che hanno impostato quasi tutta la loro campagna elettorale su presunti fatti poco chiari in merito ai terreni privati di Padova Est. L’operazione è invece di una trasparenza assoluta. Ora, visto che non esistono più motivi per aspettare, mi auguro che il commissario De Biagi firmi immediatamente l’accordo di programma: abbiamo già perso quasi sei mesi di tempo». Di diverso avviso Naccarato: «La richiesta della procura valuta i profili di rilievo penale ma ribadisco che la scelta di San Lazzaro è stata caratterizzata da procedure opache e contraddittorie e ha aumentato i valori delle aree interessate favorendo i proprietari privati. Si è trattato di una consistente speculazione urbanistica priva di vantaggi per il Comune».
IL Corriere del Veneto – 5 maggio 2017