La risposta è arrivata dopo alcune preoccupazioni sulla stampa olandese: che ha svelato un uso illegale di antibiotici fatto il mese scorso. “Non vi sarebbero prove di raggiri sistematici con ormoni e antibiotici, e la Commissione Europea sta facendo tutto il possibile per mantenere sotto controllo la situazione”: questo il messaggio che la Direzione Generale Salute e Consumatori della CE ha affidato ai social media, in risposta ad alcuni casi emersi di recentecirca la diffusione illegale degli ormoni nella filiera zootecnica Ue. La risposta è arrivata dopo alcune preoccupazioni sulla stampa olandese: che ha svelato un uso illegale di antibiotici il mese scorso. Sebbene l’uso “legale” degli stessi sia calato nei Paesi Bassi del 56% negli ultimi anni, permangono ancora molte zone grigie. E il dibattito in rete è divampato. Se sono “solo” 5 gli allevamenti scoperti, si tratta della punta dell’iceberg o delle solite poche mele marce?
Il caso
In base alla ricostruzione pervenuta dagli ispettori olandesi, 5 allevamenti dei Paesi Bassi sarebbero stati scoperti positivi ad antibiotici illegali, lo scorso giugno. Antibiotici che solitamente sono quelli di “ultima istanza”, ovvero, usati per scopi terapeutici umani in casi estremi, impiegati quando tutti gli altri hanno fallito, l’ultima cartuccia insomma per salvare vite umane altrimenti davvero a rischio negli ospedali. La perdita della loro efficacia, per un uso indiscriminato (come proprio quello degli allevamenti) è l’ultima cosa che un cittadino degente vorrebbe mai augurarsi.
Partite anche all’Italia
Gli ispettori hanno immediatamente attivato le procedure di rintracciabilità, anche dei mangimi, e tutti i capi di allevamento sono stati testati con analisi ematiche, e ”gli animali positivi uccisi, la carne distrutta”.
In base alla stampa olandese, 45000 kilogrammi di carne erano state vendute anche a Belgio, Germania, Spagna e Olanda. Le autorità qui presenti sono state prontamente informate. Oltre alle sanzioni alle aziende, al ritiro dei contributi europei, anche i responsabili della qualità sarebbero stati imputati.
L’Olanda non è nuova a questi scandali: nel Rapporto del Board Olandese per la Sicurezza, “Risks in the meat supply chain”, si sottolineano tutte le carenze ed i malfunzionamenti della filiera della carne nazionale. E le frodi pongono rischi definiti come “non quantificabili”: con possibili conseguenze dannose per la salute pubblica. “Gli operatori possono infrangere le regole anche per diversi anni, senza rischio di essere scoperti”.
Filiera della carne
Se la filiera della carne è crescentemente al centro di scandali, l’Horsegate (carne di cavallo venduta come bovina) ed il Porkgate (carne di maiale olandese venduta come inglese) non sono stati altro che segnali iniziali, micce, che hanno solo fatto accendere la scintilla su aspetti di interesse mediatico, ma tutto sommato, solo folkloristici e senza conseguenze profonde sula sicurezza alimentare?
Certamente hanno sottolineato l’avidità profonda che circonda la filiera in Europa, nonché la sua difficile sostenibilità economica. Messa peraltro al centro anche della analisi della Commissione Europea COM (2013) 755, circa la necessità o meno di indicare l’origine della carne “usata come ingrediente”.
Oltre alle frodi sull’identità e origine, la carne si presta bene ad altri due tipologie di inganni: che hanno a che fare con le modalità di allevamento, che si vuole il più veloce possibile. Ormoni della crescita e antibiotici (non ad uso terapeutico) sono allora lo strumento che qualcuno vorrebbe usare.
Se qualche giorno fa nientemeno che David Cameron si è messo alla guida di un progetto ambizioso per il coordinamento della ricerca degli Stati su nuove classi di antibiotici, bisogna fare i conti con la dura realtà: negli USA ancora l’80% degli antibiotici sono usati a scopo di allevamento (come promotori della crescita), rendendo di fatto difficile uno dei punti dei negoziati transatlantici (meglio noti come TTIP). E i batteri “resistenti” non conoscono confini geografici, in un mondo facilmente globalizzato.
Efsa ha recentemente sottolineato come gli allevamenti intensivi (in particolare, nordeuropei) costituiscano una minaccia in tal senso, favorendo lo sviluppo di ceppi resistenti.
Ormoni: la Commissionie vigila
Da qualche tempo si stanno diffondendo notizie circa l’uso di ormoni per la crescita nei bovini. Alcuni centri anche molto seri avrebbero avviato progetti di ricerca in tal senso, al fine di individuare sostanze a limiti analitici più bassi rispetto ai metodi precedenti. Un sistema “anti-doping” più efficace ed in grado di smascherare i “furbi”.
Stando a dati dell’Istituto Zooprofilattico del Piemonte, Centro di referenza nazionale per le indagini biologiche sugli anabolizzanti animali, servono nuove modalità di identificazione degli anabolizzanti.
La risposta della Commissione dimostra comunque una alta sensibilità al tema, e la volontà di migliorare costantemente.
Etichetta carne bovina: più facile ingannare
Nello stesso tempo, si ravvisa la difficoltà che la nuova norma europea (Reg UE 653/2014) pone: abolendo il ruolo delle organizzazioni dei produttori nel redigere un disciplinare sulle info volontarie per la carne bovina (e nel controllare i membri), facilita le azioni fraudolente di “cani sciolti”: dal 13 dicembre 2014 chiunque potrà dichiarare quello che vuole in etichetta (mangime, razza, etc), senza una cabina di regia rafforzata, e in definitiva, un doppio meccanismo di controllo (informale, degli altri membri dell’organizzazione dei produttori, spesso nelle vicinanze e in grado di “captare voci” sulla serietà delle aziende omologhe, e ufficiale).
Sicurezza Alimentare Coldiretti – 11 luglio 2014