Questa è una settimana decisiva. Entro domani la scelta sul nuovo pacchetto pubblico impiego. Per l’imposta sulla casa probabile la «soluzione a tappe». Accelerare o rallentare il varo del nuovo decreto “salva precari” nel pubblico impiego, affinare la strategia per sbrogliare l’intricata matassa della riforma dell’Imu. E dare un ordine di priorità ai dossier economici più urgenti in vista della stesura della legge di stabilità: dal decreto “Fare 2” al rifinanziamento della Cig fino alla nomina del nuovo commissario per la spending review. Sono queste le tappe obbligate nel percorso che questa settimana porterà il premier Enrico Letta al cosiddetto Consiglio dei ministri della “ripresa”, fissato per venerdì 23 agosto, dopo la breve pausa estiva.
Già ieri lo staff del premier si è rimesso al lavoro, così come quelli dei principali ministeri. Con un primo obiettivo: valutare se è praticabile il varo già questa settimana del decreto sugli “statali” preparato dal ministro Gianpiero D’Alia. Che ieri ha avuto contatti con palazzo Chigi proprio su questo tema. Tra oggi e domani è atteso un incontro tra governo e maggioranza per decidere se far approdare il testo al consiglio dei ministri.
Il testo, nelle bozze, prevede un mix di misure, dai concorsi riservati a chi abbia maturato almeno tre anni di contratti a tempo determinato negli ultimi cinque anni, alla proroga di due anni, dal 31 dicembre 2014 al 31 dicembre 2016, della possibilità di andare in pensione con i vecchi requisiti (quelli pre-riforma MontiFornero). Sul fronte della riqualificazione della spesa è poi previsto lo stop agli acquisti delle auto blu per i prossimi due anni (la legge di Stabilità si fermava al 2014); e una ulteriore sforbiciata alle consulenze esterne. Si punterebbe, anche, a prorogare i termini (ormai scaduti) previsti dalla spending review per la gestione di circa 7-8mila eccedenze di personale nelle amministrazioni statali. Nelle bozze del decreto D’Alia c’è anche una disposizione che incrementa di mille unità la dotazione organica del corpo nazionale dei vigili del fuoco; e si rifinanziano diversi capitoli del bilancio di previsione del ministero dell’Interno (231,8 milioni) e il fondo nazionale protezione civile (16 milioni) con lo scopo di sostenere le maggiori spese fronteggiate per il boom di sbarchi di migranti dal Nord Africa.
Sullo sfondo resta la partita sull’Imu, peraltro non slegata da quella sulla tenuta dell’esecutivo che è resa incerta dalla possibile “decadenza politica” di Silvio Berlusconi come effetto della condanna definitiva del cavaliere nel processo Mediaset. Letta ha a disposizione ancora qualche giorno di tempo per trovare, insieme al ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, una soluzione di compromesso. La cabina di regia chiamata a sbrogliare la matassa si dovrebbe tenere il 28 o il 29 agosto. Ma non è escluso che alla fine la riunione possa saltare per affrontare la questione direttamente nel Consiglio dei ministri del 30 agosto, ultimo giorno utile per adottare un provvedimento necessario a evitare che a metà settembre gli italiani siano costretti a pagare la rata di giugno dell’Imu sull’abitazione principale messa in naftalina.
Dati ormai sostanzialmente per assodati l’approdo dal 2014 alla nuova tassa unica sul modello service tax (in cui verrebbe inglobata anche la Tares) e l’azzeramento della rata dell’Imu di giugno, resta da superare lo scoglio della rata di dicembre. Con il Pdl che spinge per la cancellazione totale, l’Economia che frena per le ricadute sui conti pubblici del costo di questa operazione (nel complesso oltre 4 miliardi) e il Pd che in linea con il Tesoro vedrebbe con favore un anticipo (almeno parziale) a dicembre della service tax.
Il persistere delle distanze sul nodo Imu potrebbero indurre l’esecutivo a optare per un’operazione in più fasi. Che prevederebbe il varo di un provvedimento per azzerare del tutto la rata di giugno, con una copertura (2,4 miliardi) adeguata per compensare le anticipazioni di tesoreria alle quali è ricorso il Governo per il congelamento del versamento. E con il riferimento alla nuova imposta in versione service tax da definire però solo successivamente. E da varare con la legge di stabilità con un decreto ad hoc ad essa collegato da raccordare a sua volta alla delega fiscale all’esame del Parlamento.
Il Sole 24 Ore – 20 agosto 2013