Si è creata l’opportunità per affrontare in un modo nuovo l’approccio “One Health” nel nostro Paese. Questo grazie all’inclusione formale del “Programma Ambientale” delle Nazioni Unite (Unep) nella condivisione con WHO, UN, FAO e WOAH nel 2022, e con il successivo lancio del “Global One Health Joint Plan of Action” (OH-JPA 2022-26).
I dati epidemiologici dell’OMS evidenziano come il 75% delle malattie emergenti dell’uomo, riconosciute negli ultimi decenni, abbiano un’origine zoonotica, quali Ebola, Aids, influenza aviaria e Covid-19. In quest’ottica, obiettivo primario dell’approccio One Health è quello di spingere i molteplici settori disciplinari coinvolti a vari livelli, ad una integrazione completa delle competenze per prevenire le minacce per la salute e gli ecosistemi.
Il paradigma One Health ritiene essenziali sinergie nel campo della prevenzione e gestione delle infezioni trasmissibili e rischi sanitari, non potendo prescindere da percorsi multidisciplinari integrati, e chiede che integrati siano anche i processi diagnostici, imponendo alle tecnologie di frontiera caratteristiche di dinamicità, flessibilità e scalabilità.
“La visione olistica del One Health ci ricorda come esista un’unica salute, poiché nella relazione tra le varie componenti, nessuna predomina sulle altre. Questo modello circolare e integrato per promuovere il lavoro congiunto tra discipline diverse deve essere rafforzato da una governance forte e pratiche per la salute che abbiano una visione del futuro chiara, al fine di orientare in modo efficace i decision-makers” precisa Giacomo Pardini, Senior Country Manager di Hologic Italia.
Un approccio ed un metodo non più rinviabili: la sfida è metterlo in pratica attraverso una concreta applicazione di meccanismi di protezione della salute e promozione della prevenzione, non più confinate in modo miope alla sola sfera umana e traducendo in operativa quell’idea di integrazione ed unificazione che abbraccia la salute di persone, animali ed ecosistemi, in una dimensione che non ha limiti, né di applicazione, né di flussi di lavoro integrati.
“Chiunque di noi ne abbia vissuto la drammaticità della prima ondata, ha imparato quanto una pandemia modifica l’ordinaria concezione del tempo. Di come le dinamiche consolidate di gestione della routine di laboratorio siano state stravolte, definitivamente modificate, messe in ginocchio, a volte, da ritmi e velocità così dissonanti rispetto al silenzio assordante di strade e piazze deserte” spiega Paolo Bonini, Scientific Affairs di Hologic Italia.
Il lavoro del mondo scientifico e sanitario deve, quindi, richiedere il coinvolgimento di sistemi diagnostici che rispondano alle nuove esigenze di copertura del monitoraggio, attraverso piattaforme che possano rispondere alle linee di azione del OH-JPA, senza barriere né in termini di target né di flussi di lavoro.
Il Covid ci ha insegnato che l’efficacia di monitoraggio e gestione dipende da processi di laboratorio che devono essere rapidamente scalabili, dalle routine ordinarie a quelle straordinarie di gestione di un evento pandemico, consentendo, così, di trasformare una emergenza in diagnostica di urgenza.
Una piattaforma che metta a disposizione del laboratorio quelle caratteristiche di dinamicità e flessibilità in grado di raggiungere gli obiettivi di ottimizzazione delle risorse umane e delle performance diagnostiche, e reattiva nel fronteggiare un futuro globale tra spillover e pandemie.
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