La rabbia è la malattia più antica che l’uomo conosca e ancora oggi causa il decesso di oltre 55mila persone l’anno, di cui la metà sotto i 15 anni, principalmente in Asia e Africa. Lo ricorda l’Organizzazione mondiale della sanita’ (Oms) in occasione della Giornata mondiale della rabbia, che si celebra oggi.
Con 55 mila decessi annui, principalmente in Africa e Asia, la rabbia continua a rappresentare un problema di salute pubblica nonostante la disponibilità di vaccini animali, sicuri ed efficaci, e la disponibilità di cure preventive efficaci al 100% per coloro che siano stati morsi da un animale con la rabbia. In particolare, la rabbia contratta da un animale infetto può essere eliminata attraverso un piano di vaccinazioni e controlli sugli animali, l’educazione della popolazione al rischio e il miglioramento dell’accesso a cure mediche adeguate in seguito a morsi animali. Per questo motivo, per il quarto anno consecutivo, il 28 settembre si celebra il “World rabies day”. L’evento, giunto alla quarta edizione e promosso dall’Oms, è organizzato dalla Global Alliance for Rabies Control.
In Italia non si verificano casi di infezione umana e il problema è sotto stretta sorveglianza in ambito veterinario nella fauna selvatica. Leggi la situazione epidemiologica della rabbia silvestre in Italia sul sito dell’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie.
Gli obiettivi
Mission della Giornata mondiale contro la rabbia è sensibilizzare l’opinione pubblica sull’impatto di questa malattia, nell’uomo e negli animali, sull’importanza della prevenzione e sulle strategie di eradicazione del virus attraverso la vaccinazioni degli animali, l’educazione delle persone al rischio, e favorendo l’accesso a cure mediche appropriate per coloro che sono stati morsicati da un animale. In particolare, l’evento ha come obiettivo il coinvolgimento di 55 mila persone: una per ogni persona morta per rabbia. La numerosità dei partecipanti fu già superata durante la prima edizione della Giornata mondiale della rabbia, nel 2007, a cui parteciparono circa 400 mila persone in 74 Paesi, dimostrando un interesse che, in questi 4 anni, ha portato alla realizzazione di eventi in 135 Paesi, di campagne educative per 150 milioni di persone e di campagne vaccinali per 4,6 milioni di cani (epicentro.iss.it).
- sito dell’iniziativa World rabies day
- pagine del sito Oms dedicate all’evento
- il sito della Global Alliance for Rabies Control
- la situazione epidemiologica della rabbia silvestre in Italia.
Scheda Ansa – La rabbia è presente in più di 150 Paesi e territori e i cani rappresentano la principale causa di morte per rabbia negli uomini, insieme ai pipistrelli (in America, Australia e Europa). Sono disponibili vaccini efficaci per chi e’ stato morso da un animale che potrebbe avere la malattia, ma sono poco usati nei paesi in via di sviluppo a causa del costo elevato. Ogni anno, oltre 15 milioni di persone nel mondo ricevono la vaccinazione post-esposizione per prevenire la malattia. Fondamentale per prevenire l’inizio della rabbia e la morte e’ pulire la ferita e immunizzarla entro poche ore dal contatto con l’animale. Una volta che i sintomi iniziano a svilupparsi, la rabbia e’ quasi sempre letale. Il periodo di incubazione generalmente e’ di 1-3 mesi, ma puo’ variare da 1 settimana a oltre un anno. I primi sintomi sono febbre, spesso dolore o formicolii inspiegabili, pizzichi e bruciore nella zona della ferita. La malattia ha due forme: ‘furiosa’, con segni di iperattivita’, eccitazione, idrofobia e a volte aerofobia, che porta alla morte in pochi giorni per arresto cardio-respiratorio; o paralitica, che rappresenta circa il 30% dei casi umani, e’ meno grave e ha un decorso piu’ lungo. I muscoli si paralizzano lentamente, si sviluppa il coma e alla fine arriva la morte. Purtroppo non ci sono test disponibili per diagnosticare l’infezione da rabbia negli uomini, prima che la malattia inizi (Ansa).
28 settembre 2012