Sarà un accordo Stato-Regioni a decidere esattamente come si farà, e la scelta sarà su base volontaria, ma gli specializzandi potranno terminare i loro studi nelle strutture del Ssn.
Torna così l’emendamento bloccato nei giorni scorsi al Ddl omnibus per ragioni di compatibilità eonomica e a presentarlo in aula alla camera è il relatore del provvedimento Melania De Nichilo Rizzoli (Pdl).
Il nuovo testo prevede infatti che le modalità per l’inserimento dei medici nella formazione specialistica nel biennio conclusivo di specializzazione all’interno delle aziende del Ssn siano stabilite «con accordo in sede di Conferenza Stato-Regioni». E stabilisce che l’inserimento dei medici «avviene su base volontaria» e non può dar luogo a «indennità o corrispettivi diversi da quelli spettanti a legislazione vigente».
La loro retribuzione in sostanza resterà a carico delle Università come avviene oggi in base al contratto collegato ai posti a bando nelle scuole di specializzazione, tanto è vero che l’emendamenteo conclude specificando che la sua attuazione non devono derovare «nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica».
Intanto, dopo le posizioni di sindacati e ordine dei giorni scorsi, oggi si è fatta sentire la voce degli universitari. «E’ una falsa polemica: credo che bisogna vedere dove funziona bene la specializzazione e copiarla. E cioé nei Paesi anglosassoni, dove c’è il medico specializzando residente che lavora in ospedale ed è pagato» per questo, ha detto Luigi Frati, rettore della Sapienza di Roma.
«Tra l’altro – ha aggiunto – bisogna tenere presente che uno specializzando italiano prende uno stipendio di 1.800 euro al mese, mentre un ricercatore di ruolo è pagato 1.300 euro. Quindi lo specializzando è pagato relativamente bene. Non può essere che dicendo che lo specializzando non deve occupare un’attività tipica dei medici di ruolo, non si vada avanti. Non è che il giorno in cui ti specializzi diventi bravo e il giorno prima non lo sei. Bisogna acquisire progressivamente la professionalità».
Secondo Frati, «questa polemica impoverisce il percorso formativo. Il ministro Fazio ha perfettamente ragione e auspico che l’emendamento sia ripresentato. L’importante è avere una rete formativa accreditata e di qualità che gli specializzandi, nei policlinici universitari e nelle aziende ospedaliere, possano frequentare».
Sanita.ilsole24ore.com – 21 settembre 2011