Il livello di rischio associato alla variante Omicron per l’Ue è “alto o molto alto”. Lo scrive il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle malattie (Ecdc) in un rapporto diffuso il 26 novembre sul nuovo ceppo Covid rilevato nell’Africa Australe. La variante, spiega Ecdc, è quella “meno simile” tra quelle esaminate durante la pandemia. Sulla variante Omicron “c’è una considerevole incertezza rispetto alla trasmissibilità e nell’efficacia dei vaccini. Prima di tutto è imperativo colmare il gap nell’immunizzazione. In secondo luogo va considerata la terza dose per gli adulti. Infine, vista l’incertezza nello sviluppo della situazione, una tempestiva attuazione delle misure non farmaceutiche è importante”. Tra le misure Ecdc cita le mascherine, lo smart working e la riduzione di presenze nei trasporti pubblici.
Una variante SARS-CoV-2 appartenente al lignaggio Pango B.1.1.529, con un numero elevato di mutazioni del gene S rispetto al virus originale è stata rilevata all’inizio di novembre 2021. Il 26 novembre 2021 la variante è stata designata come variante of concern (VOC) e assegnato l’etichetta Omicron dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Sintesi
La variante è caratterizzata da 30 cambiamenti, tre piccole delezioni e una piccola inserzione nella proteina spike, di queste, 15 sono nel dominio di legame del recettore. Questa variante è stata rilevata per la prima volta in campioni raccolti l’11 novembre 2021 in Botswana e il 14 novembre 2021 in Sudafrica. A partire dal 26 novembre 2021, sono stati rilevati casi relativi ai viaggi anche in Belgio, Hong Kong e Israele (poi Gran Bretagna, Germania, Italia, ndr). La variante Omicron è la variante più divergente che è stata finora rilevata in numero significativo durante la pandemia, il che solleva preoccupazioni sul fatto che possa essere associata a una maggiore trasmissibilità, una significativa riduzione dell’efficacia del vaccino e un aumento del rischio di reinfezione. A partire dal 26 novembre 2021, l’ECDC ha classificato questa variante come variante preoccupante (VOC) a causa di preoccupazioni relative alla fuga immunitaria e alla potenziale trasmissibilità aumentata rispetto alla variante Delta.
Rischio valutato
Qual è il rischio associato all’introduzione e alla possibile diffusione nella comunità della variante SARS-CoV-2 Omicron nell’UE/SEE?
Esiste una notevole incertezza relativa alla trasmissibilità, all’efficacia del vaccino, al rischio di reinfezione e ad altre proprietà della variante Omicron. Tuttavia, dato il suo potenziale di fuga immunitaria e il vantaggio di trasmissibilità potenzialmente maggiore rispetto a Delta, valutiamo la probabilità di un’ulteriore introduzione e diffusione nella comunità nell’UE/SEE come ALTA. In una situazione in cui la variante Delta sta rinascendo nell’UE/SEE, l’impatto dell’introduzione e della possibile ulteriore diffusione di Omicron potrebbe essere MOLTO ELEVATO. In conclusione, il livello complessivo di rischio per l’UE/SEE associato alla variante SARS-CoV-2 Omicron è valutato da ALTO a MOLTO ALTO. Opzioni per la risposta sulla base del profilo di mutazione di Omicron, è probabile una fuga immunitaria parziale. A causa delle incertezze relative alle proprietà di fuga immunitaria di Omicron, è importante un approccio precauzionale e si consiglia vivamente l’attuazione tempestiva e urgente di interventi non farmaceutici (NPI) nell’UE/SEE.
La sorveglianza genomica rimane della massima importanza per la diagnosi precoce della presenza di questa variante, per consentire il monitoraggio delle tendenze epidemiologiche e guidare le misure di contenimento. In questa fase iniziale, si consiglia vivamente di evitare viaggi da e per le aree colpite note, nonché un aumento dei test (con sequenziamento dei casi confermati) e la tracciabilità dei contatti dei casi COVID-19 con un collegamento epidemiologico alle aree colpite. A causa della continua circolazione attiva della variante Delta, i paesi dell’UE/SEE sono invitati a dare la massima priorità alla vaccinazione degli individui inizialmente interessati dai programmi di vaccinazione COVID-19 che rimangono non vaccinati o non ancora completamente vaccinati. I paesi dovrebbero prendere in considerazione una dose di richiamo per over 40 anni e oltre, mirando prima ai più vulnerabili e agli anziani e poi potrebbero prendere in considerazione una dose di richiamo per tutti gli adulti di età pari o superiore a 18 anni almeno sei mesi dopo il completamento della serie primaria.
ECDC publishes Threat assessment brief – Emergence of SARS-CoV-2 variant B.1.1.529