Era stato visto da dicembre l’arrivo della nuova variante ‘sorella’ della Omicron, la sotto-variante BA.2, grazie a strumenti matematici in grado di scendere così in profondità nell’analisi dei dati, da riuscire a vedere anomalie altrimenti non rilevabili: “la presenza in Italia della nuova variante che si stava diffondendo dalle regioni settentrionali era stata individuata già alcune settimane fa, molto prima dell’identificazione della sequenza genetica”, ha detto all’ANSA lo statistico Livio Fenga, che recentemente si è trasferito dall’Italia in Gran Bretagna, dove è senior lecturer del Centro di analisi, simulazione e modelli dell’università britannica di Exeter. “Strumenti di analisi come questi – ha aggiunto – sono molto importanti per riuscire a giocare d’anticipo sull’arrivo delle nuove varianti”.
Per dare un’idea del loro funzionamento, pensiamo ai consumi elettrici rilevati in un ufficio dove si svolgono lavori di routine (fotocopiatrici, fax, telefoni, aria condizionata).
Ora, “supponiamo che una volta alla settimana, dalle 15,00 alle 16,00, tutte le stampanti debbano funzionare contemporaneamente per esigenze di lavoro: una situazione anomala come questa genera degli shock non facili da rilevare basandosi sull’osservazione della serie storica dei consumi elettrici (tecnicamente si parla di dominio tempo – ampiezza). Ora, noi possiamo paragonare l’insorgenza di una nuova variante come un qualche cosa che si aggiunge (le stampanti dalle 3 alle 4) al lavoro di routine (la dinamica che descrive la situazione pre-variante).
Questi effetti potrebbero naturalmente essere la risultante di fenomeni diversi da quelli di una variante, per cui occorre sempre molta prudenza nell’interpretazione dei fenomeni associati AL Covid.
Rilevare tali anomalie è tutt’altro che semplice: molto spesso sono segnali molto deboli e per riuscire a rilevarne la presenza si utilizzano i cosiddetti ‘spettri’, una sorta di filtri matematici che permettono di evidenziare nei dati picchi che si verificano solo a determinate frequenze.
“A dicembre, per esempio, l’analisi degli spettri applicata ai dati italiani sulla pandemia evidenziava dei picchi anomali, interpretato come un primo segnale-spia della presenza di una nuova variante”.
Questo non significa che la variante fosse presente allora: previsioni di questo tipo, chiamate ‘nowcast’, “permettono di osservare adesso tutti i dati che si potrebbero vedere in futuro. Utilizzando un modello di questo tipo a dicembre è stato possibile rilevare la possibilità di una nuova variante che stava venendo alla luce”, osserva Fenga.
Ma analizzare gli spettri non basta: per la previsione è stato utilizzato anche un secondo strumento, che afferisce alla teoria delle Wavelet, letteralmente ‘ondine’, piccole oscillazioni il cui comportamento permette di analizzare fenomeni complessi, come quelli meteorologici. “Questo strumento permette di analizzare in dettaglio le anomalie, come una sorta di zoom in grado di ingrandire le variazioni del segnale ad una certa frequenza. “Sono strumenti molto noti agli statistici – ha concluso Fenga – e potrebbero rivelarsi molto utili in futuro, per anticipare l’arrivo di nuove varianti”