La depenalizzazione della pesca di vongole sottotaglia è al giro di boa. Qualche giorno fa, il 13 maggio, infatti, il Senato ha approvato definitivamente il Collegato Agricoltura alla legge di stabilità che depenalizza, da reato penale a illecito amministrativo, questa tipo di comportamento. Ora il Collegato dovrà passare l’esame della Camera e dopo l’approvazione di quest’ultima il reato penale sarà acqua passata.
Non è stato stabilito, sia chiaro, che pescare vongole sotto la taglia minima (2,5 millimetri di lunghezza) è lecito: il divieto rimane, ma quel che cambia è la sanzione. Oggi, oltre alla multa di 4000 euro c’è la possibilità che il trasgressore (pescatore, trasportatore o commerciante o chi, semplicemente, detiene il novellame) finisca in carcere per un massimo di due anni. Dopo l’approvazione della Camera, il carcere non ci sarà più.
La depenalizzazione era una delle richieste che le associazioni di categoria (i Cogevo) di tutta Italia avevano posto al ministro Martina negli scorsi mesi. Anche perché la combinazione della normativa italiana con il regolamento europeo, che non ammette alcuna tolleranza per la pesca sottotaglia, rendeva estremamente facile per gli operatori finire in carcere: bastava una sola vongola sottomisura pescata accidentalmente. E il problema, oltre che di misura nell’applicazione della legge, era anche economico: quale commerciante avrebbe continuato, infatti, ad acquistare vongole dai pescatori se una sola di esse poteva condurlo in prigione? A rischio era un settore da 60-70milioni di euro.
Ma la soluzione del problema richiedeva due approcci distinti: uno del Parlamento italiano che depenalizzasse la fattispecie su cui il ministro Martina si era impegnato coi vongolari; e uno del Parlamento europeo che introducesse qualche forma di tolleranza (ad esempio nel numero o nel peso) per gli esemplari sottotaglia presenti nello stock. Quest’ultima questione è ancora aperta nell’ambito della revisione di un regolamento “omnibus” che dovrebbe (l’Italia insisterà su questo punto) stabilire, appunto, la famosa soglia di tolleranza, facendo, però, attenzione che essa non diventi un grimaldello per aprire la porta alla cattura di esemplari non ancora in età riproduttiva che comprometterebbe la sopravvivenza della specie.
La Nuova Venezia – 17 maggio 2015