E’ stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 3 ottobre la posizione del Consiglio, in prima lettura, circa uno degli atti normativi più attesi da anni a questa parte. La motivazione di fondo, invariata, si può riassumere così:“L’esperienza ha dimostrato che la coltivazione degli Ogm è una questione trattata in modo più approfondito a livello di Stati membri. Le questioni relative all’immissione in commercio e all’importazione degli Ogm dovrebbero continuare ad essere disciplinate a livello di Unione al fine di conservare il mercato interno. Tuttavia la coltivazione può richiedere maggiore flessibilità in certi casi essendo una questione con forte dimensione nazionale, regionale e locale dato il suo legame con l’uso del suolo…”. E ancora: “… è opportuno garantire agli Stati membri, conformemente al principio di sussidiarietà, maggiore flessibilità nel decidere se desiderino oppure no coltivare colture Gm nel loro territorio”
“… senza conseguenze per la valutazione del rischio prevista dal sistema UE di autorizzazione degli Ogm”.
Direttiva, non regolamento
La posizione del Consiglio chiarisce poi che si tratterà di una norma- una direttiva intanto, e non un regolamento- per consentire agli Stati membri di adottare misure per vietare la coltivazione di OGM. La coltivazione potrà essere vietata in tutto il territorio o in alcune parti, con possibilità di modificare i “confini” di questo divieto e con misure transitorie, per consentire agli operatori commerciali che hanno già messo a dimora piante GM di avere il tempo sufficiente per adeguarsi alle disposizioni.
La posizione del Consiglio
Rispetto alla posizione originaria della Commissione (in un atto ormai del 2010, vedi link), il Parlamento aveva sollevato 28 emendamenti. Ora la parola tocca al Consiglio, che nonostante diverga su alcune questioni con il Parlamento, mantiene “l’impianto di fondo”.
Quali le differenze allora?
– Il Consiglio è particolarmente sensibile al mantenimento del buon funzionamento del Mercato Interno, e rimarca come la commercializzazione di sementi e materiale GM autorizzato sia regolata dalle apposite norme UE (Direttiva 2011/18) e non vada messa in discussione;
– La valutazione del rischio come condotta da Efsa allo stesso modo va lasciata al di fuori della presente direttiva, e in modo da evitare possibili sovrapposizioni nei motivi che portano a voler abbandonare la coltivazione di OGM, che non possono quindi in alcun modo essere ricondotti a motivazioni di sicurezza alimentare o ambientale. Si arriva ad una chiara delimitazione tra quelli che sono motivi di ordine sociale, economico, di ordine pubblico rispetto a rischi ambientali o di sicurezza alimentare (invece normati altrove);
– Il Consiglio introduce un meccanismo con cui gli Stati membri possono concordare con gli operatori economici le restrizioni alla coltivazione di OGM, e solo in caso non si arrivi ad un accordo, gli Stati possono procedere autonomamente; solo nel caso in cui il notificante/richiedente abbia rifiutato di adeguare l’ambito geografico della notifica/richiesta di un OGM come richiesto da uno Stato membro, tale Stato membro dovrebbe avere la possibilità di adottare misure motivate che limitano o vietano in tutto il suo territorio o in parte di esso la coltivazione di OGM
– Per il Consiglio è importante che le misure eventuali di restrizione alla coltivazione di OGM non rendano illecito il commercio di OGM autorizzati, incluso il materiale di moltiplicazione.
Sussidiarietà, non obblighi
La Commissione ha dichiarato accettabile la posizione del Consiglio. Una curiosità: se inizialmente si intendeva proporre un regolamento, ad un’analisi più attenta è risultato che la forma giuridica della direttiva –senza un termine di recepimento obbligatorio- è maggiormente conforme alla natura “opzionale” dell’atto normativo. Dal momento che non si intendono creare diritti ed obblighi, direttamente applicabili, ma solo creare le condizioni perché gli Stati possano scegliere, la Direttiva è sembrato lo strumento più in linea con la sussidiarietà così intesa.
Sicurezza Alimentare Coldiretti – 8 ottobre 2014