Gli Stati Uniti iniziano a fare marcia indietro sugli Ogm. Nel paese che più di ogni altro ha promosso l’utilizzo degli organismi geneticamente modificati in agricoltura ci si interroga da qualche tempo sulla bontà di tale scelta, come dimostra l’articolo “Ogm: etichettiamoli!” apparso sul prestigioso “New York Times” in merito al referendum promosso sull’etichettatura dei cibi transgenici.
“Non e’ un’esagerazione dire che quasi tutti vogliono che sull’etichetta dei prodotti alimentari siano indicati i materiali geneticamente modificati in essi contenuti. Ed il 6 novembre, in quello che e’ indubbiamente tra i piu’ importanti voti non a livello nazionale che si svolgeranno quest’anno, i californiani avranno l’opportunita’ di fare in modo che accada – almeno in teoria – schierandosi a favore della Proposta 37 [che sara’ sottoposta a referendum in quella data].
La formulazione della Proposta 37 e’ chiara su due punti: richiedera’ “l’etichettatura degli alimenti grezzi o trasformati messi in vendita ai consumatori se ottenuti da piante o animali con materiale genetico modificato in modo specificati” e proibira’ che “tali prodotti, o altri prodotti trasformati, vengano commercializzati come ‘naturali'”. (Per il momento, ignoriamo le vaste implicazioni della frase “o altri prodotti trasformati”, in modo da non eccitarci troppo, eccetto che per dire che l’interpretazione letterale di questa espressione ha a dir poco messo in subbuglio l’intera industria agroalimentare.)
I sondaggi dicono che la Proposta 37 e’ estremamente popolare: circa il 65 per cento [dei californiani sono] a favore, contro il 20 per cento schierato per il no, mentre il 15 per cento resta indeciso. A livello nazionale, sulla piu’ ampia questione dell’etichettatura, alla domanda se la FDA dovrebbe richiedere che “gli alimenti che sono stati geneticamente modificati o contengono ingredienti geneticamente modificati siano etichettati in tal senso”, un incredibile 91 per cento di votanti risponde si’ e solo il 5 per cento dice no. E’ un argomento sul quale la risposta e’ quanto mai trasversale, e i sondaggi non sono cambiati di molto nell’ultimo paio d’anni.
In modo non sorprendente, la grande agroindustria – e in particolare le societa’ come la Monsanto (…) – ha gia’ speso decine di milioni di dollari per la campagna contro la Proposta 37. Sull’altra sponda c’e’ una coalizione, relativamente poco finanziata, guidata dall’associazione California Right to Know [California diritto di sapere] che ha raccolto il milione di firme necessario per sottoporre la proposta a referendum. Anche se gli spot televisivi sono appena cominciati e i suoi sostenitori non lo diranno mai, al momento l’approvazione della proposta sembra sicura. Eccellente.
Questo pero’ non significa che l’etichettatura partira’ il 7 novembre; ci saranno battaglie su battaglie riguardo all’attuazione. Ma in generale, dove va la California, li’ va la nazione. (…) La migliore ipotesi su quello che succedera’ se la California dira’ si’ all’etichettatura (…) e’ che i produttori alimentari riformuleranno i loro prodotti usando ingredienti non geneticamente modificati. Secondo la maggior parte delle stime, ci sono abbastanza soia e mais non ogm per continuare a produrre alimenti ipertrasformati all’attuale, allarmante tasso.
Per l’industria, e’ molto piu’ sicuro puntare su questo piuttosto che sull’etichettatura (…) e siccome e’ improbabile che riformulino le proprie ricette solo per la California, la cui popolazione e’ il 12 per cento di quella degli Stati Uniti, in un certo modo questo e’ un voto nazionale.
Per la Monsanto, e’ un duro colpo.
Ma il resto di noi deve preoccuparsene? Certo che si’, ma non per la ragione piu’ ovvia. Se l’ingegneria genetica dovesse dimostrare di essere quello che i suoi sostenitori spesso sostengono, cioe’ l’unico modo di “nutrire il mondo”, l’etichettatura sarebbe irrilevante. Nessuno si preoccupa del fatto che l’arricchimento con vitamine – generalmente considerato benefico, anche se non esattamente ‘naturale’ – sia indicato in etichetta, e questo non ne ha affatto rallentato le vendite. (…)
La proposta 37 non e’ un bando contro gli alimenti modificati, e’ relativa al diritto di sapere. (…) Noi abbiamo diritto di sapere cosa c’e’ nel cibo che mangiamo ed il diritto di sapere come e’ prodotto. Questo resta valido anche se gli alimenti contenenti o prodotti usando OGM fossero la cosa migliore del mondo. (Vale la pena ricordare che, quand’era candidato, Barack Obama promise di etichettare gli alimenti geneticamente modificati; forse un Obama rieletto potrebbe fare qualcosa su questo argomento). [Mark Bittman (opinionista del New York Times e della rivista Time)
a cura di agra press – 19 settembre 2012