L’Ema, Agenzia europea per i medicinali, ha in programma oggi una riunione straordinaria per approvare il vaccino Pfizer per i bambini tra 5 e 11 anni. L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) potrebbe aggiungere il suo timbro già lunedì, dando il via alla campagna di immunizzazione contro il Covid per 4 milioni di bambini. Lo ha anticipato ieri il presidente di Aifa Giorgio Palù. Le iniezioni però non partiranno subito. Le prime dosi saranno consegnate da Pfizer ai paesi europei dal 20 dicembre. Né sono ancora decise le modalità di somministrazione: se dai pediatri o negli hub. La campagna per i più piccoli, che negli Stati Uniti ha già coinvolto 3 milioni di bambini e in Israele è partita lunedì, in Europa entrerà a regime con il nuovo anno.
L’accelerazione
L’Ema aveva in programma l’approvazione lunedì prossimo. Ma il gonfiarsi della pandemia in Europa e il fatto che la variante Delta, a differenza della precedente, circola con vigore anche in età pediatrica, hanno spinto l’Agenzia di Amsterdam ad accelerare. Oggi in Italia un contagio su 4 riguarda minorenni, fa sapere l’Istituto superiore di sanità, e diverse scuole sono tornate alla didattica a distanza. L’Associazione italiana di epidemiologia calcola che l’età 6-11 anni oggi è la più colpita, con un incidenza settimanale di 170 casi ogni 100mila individui. La media italiana è poco sotto a 100. I decessi al di sotto dei 19 anni dall’inizio della pandemia sono stati 34, meno dello 0,1% dei contagi, ma nelle ultime settimane gli ospedali pediatrici assistono a un aumento dei ricoveri, anche in bambini senza fattori di rischio, e avvertono che dopo il Covid può presentarsi una malattia che si chiama sindrome multisistemica infiammatoria, o Mis-C. I dati americani sul vaccino in età pediatrica, poi, sono confortanti: non si sono registrati effetti collaterali di rilievo. Come per gli adulti, i fastidi riguardano il braccio dell’iniezione, che duole per un giorno o due, con un po’ di febbre e stanchezza. I rari casi di miocardite sembrano concentrarsi in età adolescenziale più che in quella pediatrica. L’Ema prometterà comunque un monitoraggio attento su questo aspetto.
Le nuove fiale Il fatto che il vaccino sarà disponibile dopo il 20 dicembre dipende dalla diversa formulazione del vaccino per i bambini. Anziché 30 microgrammi di principio attivo, come gli adulti, i più piccoli riceveranno 10 microgrammi. Il richiamo è previsto forse a 4 settimane di distanza (lo stabilirà l’Ema oggi). Le fiale avranno etichetta e tappo arancione per distinguerle da quelle degli adulti e conterranno dieci dosi. Queste differenze impongono una linea di produzione diversa. Da qui i tempi di attesa per le fiale, che all’inizio saranno poche. La siringa sarà la stessa degli adulti, ma andrà usata con più precisione: verranno prelevati 0,2 millilitri anziché gli 0,3 degli adulti. Se il bimbo ha una corporatura mingherlina, si potrà cambiare l’ago e metterne uno più piccolo.
Il dilemma: hub o pediatri
Ancora non si è deciso se le somministrazioni avverranno negli studi dei pediatri o nei centri vaccinali. «Entrambe le soluzioni presentano difficoltà », spiega Rocco Russo, coordinatore del tavolo sulle vaccinazioni della Società italiana di pediatria (Sip). «Molte Regioni ancora non hanno concluso gli accordi con i pediatri e molti pediatri non hanno uno studio adatto. Occorre programmare dieci somministrazioni alla volta, per non sprecare le dosi della fiala. Ogni pediatra ha 3-400 pazienti fra i 5 e gli 11 anni, ognuno dei quali da vaccinare due volte». Gli accordi con i pediatri toccano il punto del rimborso, che dovrebbe aggirarsi attorno ai 9 euro a somministrazione. «Anche gli hub hanno controindicazioni », spiega Russo. «Non sono ambienti adatti ai bambini e spesso hanno file lunghe. Già li vedo correre in lungo e in largo. Il mio suggerimento era di vaccinare a scuola, con l’aiuto del personale Asl e dei pediatri, con la presenza dei genitori, l’uso di mascotte e, perché no, qualche caramella».
Repubblica