Un sogno, o forse un po’ di più: «Da Expo al Giubileo può nascere la generazione Fame Zero». Il ministro alle Politiche agricole, Maurizio Martina, farà oggi gli onori di casa ai circa 400 delegati internazionali, tra cui 50 ministri di tutti i continenti, che per due giorni partecipano al Forum agricolo. Saranno all’incontro anche l’ex presidente del Brasile, Lula, che porterà l’esperienza della «Borsa Famiglia», il segretario generale della Fao, Graziano Da Silva, e il commissario europeo all’Agricoltura, Phil Hogan.
Una tappa importante di Expo?
«Assolutamente sì. E non è irrilevante il fatto che al tavolo siederanno anche 27 Paesi che non hanno aderito all’Expo, ma che, evidentemente, hanno giudicato strategico il tema posto. Dal Sudafrica all’Australia, al Pakistan, senza contare i molti ministri africani interessati anche perché più direttamente coinvolti».
Al di là delle presenze, dov’è l’importanza?
«Intanto, una partecipazione così ampia si ottiene raramente. E comunque mettiamo a segno uno dei nostri obiettivi fondamentali: Expo diventa la piazza globale di un confronto utile ai passaggi internazionali che avremo nei prossimi mesi. Penso in particolare al G7 in Germania il prossimo weekend, poi il G20 in Turchia, poi la Conferenza sugli aiuti internazionali ad Addis Abeba. Infine, a settembre, all’Onu ci sarà l’appuntamento fondamentale, nel quale dovremo decidere gli obiettivi del prossimo Millennio. Expo dimostra di avere autorevolezza e forza: c’è una diplomazia che funziona e unisce, mettendo fianco a fianco Israele e Palestina, Iran e Iraq».
Come si combatte la fame andando oltre i proclami?
«Noi proponiamo la Carta di Milano, eredità culturale di Expo e cercheremo di definire una nuova food policy per arrivare a produrre di più consumando meno risorse».
Qualche esempio?
«Penso ai sostegni pubblici all’agricoltura che devono essere orientati prima di tutto alle piccole e medie imprese familiari o al potenziamento delle risorse a sostegno delle mense scolastiche nei Paesi in via di sviluppo».
Petrini ha lanciato l’allarme sullo sfruttamento dei contadini. Si risponde con una «food policy»?
«L’Italia proporrà quattro sfide: un nuovo rapporto tra ecologia e agricoltura; il sostegno al reddito degli agricoltori familiari; più innovazione per i piccoli produttori; regole forti per garantire mercati più giusti».
E a livello nazionale?
«Uno degli obiettivi è di approvare entro fine anno la legge per la tutela del suolo agricolo. Vogliamo anche rafforzare il programma di sostegno agli indigenti, per combattere la denutrizione anche in Italia: oggi sosteniamo 6 milioni di persone garantendo, attraverso associazioni ed enti caritatevoli, la distribuzione di 65 mila tonnellate di cibo che porteremo a 100 mila l’anno prossimo. Ma sappiamo che non basta».
Nei giorni scorsi è arrivato anche un appello da Bono degli U2: lo avete raccolto?
«Noi lo abbiamo preso molto sul serio. Ci ha ricordato che nel 2000 proprio con il Giubileo partì la grande operazione di sostegno per l’abbattimento del debito dei Paesi poveri ed è la strada su cui vorremmo continuare a lavorare».
Volete creare un ponte con il Giubileo. Quanto è decisivo l’appoggio di papa Francesco in questa battaglia contro la fame e lo spreco?
«Saremo sempre grati a papa Francesco, che già alla riunione del 7 febbraio all’Hangar Bicocca pose la questione del paradosso dell’abbondanza e ci invitò a passare dalle emergenze alle priorità. Ci ha dato indicazioni precise che con questo forum vorremmo sviluppare. Poi c’è stato il suo messaggio il giorno dell’apertura di Expo: il ruolo del pontefice è cruciale per invitare la comunità internazionale a stringere sui temi posti. Ed è per questo che, umilmente, colleghiamo il lavoro di Expo al Giubileo e all’assise di New York».
Il Corriere della Sera – 4 giugno 2015