Una settimana fa il segretario regionale SIVeMP Veneto, Roberto Poggiani, era intervenuto all’incontro di aggiornamento “Territorio e sanità: il caso dell’Escherichia coli 0104” a Villorba (Treviso) in occasione dell’inaugurazione della nuova sede dell’IZsVe. Nella sua relazione Poggiani aveva ripercorso le principali criticità dei servizi veterinari veneti, di fronte a sempre nuove problematiche ed emergenze. Un’analisi attenta, in cui non erano mancati gli accenti critici. Le sue riflessioni appaiono di strettissima attualità oggi dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale e l’entrata in vigore della manovra economica. Nell’intervento il segretario SIVeMP aveva sottolineato le sfide che attendono la veterinaria pubblica, in un quadro di pesante crisi economica, e le prospettive future.
«I servizi veterinari – aveva detto tra l’altro – hanno bisogno di risorse economiche e umane, ma non meno di modelli organizzativi e di strumenti nuovi».
«Nella nostra Regione – osserva Poggiani – c’è il peggior rapporto tra volume di attività da svolgere e numero di veterinari impiegati: in tutto 379 nel 2009, compresi quelli in servizio all’Istituto zooprofilattico delle Venezie. Per consistenza di organico dei veterinari pubblici, il Veneto è al settimo posto in Italia, mentre è la seconda regione, dopo la Lombardia, per volume di attività. E non va dimenticato che entro il 2012 ci sarà un ulteriore contrazione del 20-30%, senza parlare di quella del personale amministrativo e dei tecnici di prevenzione. Vale la pena di ricordare ancora che i veterinari Ulss e Izs della nostra regione con il 4% di organico sul totale nazionale si accollano l’esecuzione di un numero di campionamenti e analisi pari al 16% circa dell’intero piano nazionale residui anno 2011».
E continua: «I nostri organici sono sempre più in sofferenza: ormai la riforma Brunetta e i devastanti effetti della duplice manovra economica hanno rappresentato la spallata finale. Oggi ci troviamo con numeri che sono vergognosi per una regione con livelli di eccellenza, e che si colloca non solo al secondo posto per la filiera agroalimentare, ma addirittura al primo per presenze turistiche, con tredici milioni di persone da sfamare in sicurezza. Ci pare che i conti non tornino a questo punto. E per cominciare a dar qualche risposta dobbiamo riprendere in mano soluzioni più coraggiose e dignitose al problema dei precari, che già assicurano flessibilità a un servizio per troppi aspetti vincolato all’andamento delle normative, dei mercati e alle emergenze sanitarie».
Poggiani ha parole di preoccupazione poi di fronte «alla prospettiva di sostituire i veterinari ispettori con personale tecnico non laureato nei mattatoi, come è tornata a pretendere la CE». E ha aggiunto: «Questo significa adottare quel modello europeo, che negli altri paesi, piaccia o non piaccia, ha solo portato ad emergenze, queste si vere e devastanti, e che noi in Veneto abbiamo dimostrato sul campo di saper gestire con efficacia e a costi inferiori».
Testo a cura di C.Fo – 19 luglio 2011 – riproduzione riservata