Il numero uno Garria: ci vuole meno Stato in economia. Scenari, Bankitalia non esclude che si possa tornare a crescere a ime 2012
Sono appena stato da Mario Monti per dirgli che noi dell’Ocse siamo parte della soluzione e lavoriamo per lui… Del resto, i nostri migliori economisti sono italiani!». Si guarda intorno, Michel Gurria, l’ex ministro degli Esteri messicano che dal 2006 guida l’Ocse e di lì non ha mai smesso di bacchettare l’Italia. Pier Carlo Padoan, il suo braccio destro al quartier generale di Parigi, sorride. E sorridono pure Fabrizio Saccomani, il ministro Patroni Griffi, il chief economist di Confindustria Galli, e perfino Raffaele Bonanni e il presidente della Corte dei Conti che, causa neve, al mattino ha dovuto rinunciare all’annuale prolusione. Gurria è di ottimo umore. «Questa è un’opportunità storica per l’Italia. E’ un momento drammatico ma avete la grande possibilità di fare in velocità trasformazioni e riforme. E come sempre, per quel che riguarda le politiche pubbliche, è importante la sostanza, ma anche la percezione che si avrà dei provvedimenti».
Bisogna pensare che l’Ocse di Gurria non ha mai smesso di bacchettare l’Italia, e invece adesso con Mario Monti, dopo un lungo faccia-a-faccia a Palazzo Chigi, siamo a un passo dai salamelecchi. «Con queste riforme potere crescere dell’8 per cento in dieci anni», è stato l’omaggio pubblico al presidente del Consiglio italiano in conferenza stampa. «Davvero? Sono molto colpito» ha risposto Monti affettando sorpresa. Nell’incontro a porte chiuse organizzato dall’Arel di Enrico Letta e dalla Fondazione De Gasperi guidata da Franco Frattini, Gurria parla di semplificazione, aggiunge «è dal 2007 che vela consigliavamo» e dice che «finalmente si fa». Poi scoppia a ridere: «Calderoli un giorno mi telefonò per invitarmi, voleva fare un falò delle vostre leggi, io gli risposi grazie, ma bruciare libri a me non piace mai…». La semplificazione «ha un potenziale enorme, può aumentare il Pil fino all’8 per cento. E’ un effetto che abbiamo studiato: in Svezia fino al 2008 il Pil è aumentato dell’1,5 all’anno per 20 anni, aumentando anche la produttività».
Gurria ha raccomandato anche «meno Stato in economia» anche «per i governi regionali, comunali e locali, perché lì si annida la mancanza di trasparenza e la corruzione». E ha avanzato un’unica una preoccupazione: il lavoro. «E’ troppo forte il dualismo tra chi ha solida protezione e chi non ne ha nessuna». E poi i giovani, «la media Ocse della disoccupazione è al 10 per cento, ma per giovani arriva al 20 e c’è chi ne ha il 30… E’ una bomba a tempo, che spiega indignados e può produrre OccupyRoma…». E in Italia, in effetti, è senza lavoro giusto 1 giovane su 3. Quanto bastava perché Bonanni replicasse che «10 annidi lotta ideologica sulla legge Biagi ha consentito cose truffaldine: partite Iva e ditte individuali che svolgevano lavoro dipendente». Bonanni ha anche spiegato qual è il suo obiettivo, al tavolo del lavoro: «Se passa l’idea che proprio la flessibilità deve essere pagata di più com’è nel resto d’Europa, la riforma del lavoro è fatta».
Quando ha preso la parola Fabrizio Saccomanni si è capito che la Banca d’Italia condivide i giudizi positivi dell’Ocse. L’istituto centrale italiano ha fatto «due simulazioni proiettate sulla fine dell’anno, una sull’effetto sul debito con gli spread a 500, e uno a 300: il risultato è uno scenario, il primo, con il 2012 in recessione e il 2013 crescita zero. E il secondo scenario, con la crescita che parte già nel quarto trimestre del 2012 e poi un 2013 con crescita dello 0,8 per cento, una bella inversione di tendenza». Le simulazioni del Fondo Monetario Internazionale, ha chiosato Saccomanni, «sono molto più negative e danno un impatto recessivo più forte perché sottovalutano l’impatto ciclico in Europa. Per ora si sono solo ricapitalizzate banche, ma al Consiglio europeo di marzo, alla luce degli spread e del fondo salva-Stati dovremo dare più tempo per gli aumenti di capitale, il limite di giugno è troppo ravvicinato, i mercati potrebbero essere ancora tesi». La Banca d’Italia, ha aggiunto, «in perfetto accordo con la Bce», intende diluire la liquidità ripartendola su scadenze a breve, e attendendosi che co-sl il sistema si stabilizzi. La discussione è proseguita anche con gli altri partecipanti, Galli di Confindustria, Sabatini dell’Abi. Ma l’ha chiusa ancora Gurria. E con un concetto importante: ownership. «Senza, non passa nessuna riforma, neanche quella del mercato del lavoro». I diplomatici, quando usano quel concetto, intendono «padroni in casa proprio», molto più che condivisione dunque. L’ownership, ha spiegato Gurria, serve anche a far pagare le tasse, serve anche a implementare fiducia, e «serve a non far felici le agenzie di rating». Che sono «quantomeno procicliche», un modo elegante per dire che sono loro ad aver innescato la crisi dei debiti sovrani nell’eurozona. Per l’Italia, «un consiglio: fate come l’Avis». Panico, tutti si guardano pensando alla nota organizzazione di donazione del sangue. Ma no, è l’autonoleggio. «La loro legge è: siamo il numero due sul mercato, dobbiamo mettercela tutta e fare il doppio».
7 febbraio 2012