Il mercato del lavoro, sia pure con un andamento altalenante, sta recuperando terreno per riavvicinarsi ai livelli pre crisi: l’Istat evidenzia che ad aprile gli occupati sono 22,998milioni, cioè 192mila in meno rispetto al picco di aprile 2008 prima che esplodessero gli effetti della crisi, ma anche 869mila occupati in più di settembre 2013 che ha il primato negativo. I disoccupati sono 2,880milioni, ovvero 1,379milioni in più di settembre 2007, e 465mila in meno del record negativo di novembre del 2014.
La tendenza alla ripresa emerge nel confronto congiunturale: ad aprile ci sono 94mila occupati in più rispetto a marzo, si tratta in prevalenza di ultracinquantenni – complice l’innalzamento dell’età pensionabile, insieme all’andamento demografico e alla maggiore esperienza che ha facilitato per molti il reinserimento lavorativo-, e cresce anche la fascia tra 25 e 34 anni. L’incremento riguarda sia i contratti permanenti (+39mila), che a termine (+34mila), che gli indipendenti (+21mila). Rispetto a marzo diminuiscono i disoccupati (-106mila), ma crescono gli inattivi (+24mila), soprattutto nella fascia 15-24enni (e 25-34 anni), a testimonianza delle difficoltà incontrate dai giovani che spesso rinunciano a cercare un lavoro, probabilmente perchè scoraggiati (o impiegati in nero).
Passando al confronto con gli anni passati, il tasso di occupazione ad aprile si attesta al 57,9% (era al 57% ad aprile 2016), il dato più alto da febbraio 2009; il tasso di disoccupazione scende all’11,1% (era all’11,4% ad aprile) che è la percentuale più bassa da settembre 2012 (ma è quasi il doppio rispetto al 2007), seguendo peraltro un trend che interessa (ad una velocità maggiore) tutta l’Europa; il tasso di inattività è al 34,7% (35,5% ad aprile 2016), lo stesso di marzo. Rispetto ad aprile del 2016, ci sono 277mila occupati in più, questa crescita riguarda soprattutto i lavoratori a termine (+225mila) e i permanenti (+155mila), mentre calano gli indipendenti (-103mila). Tra le fasce d’età anche su base annua ad aprile sono gli ultracinquantenni a trainare l’occupazione (+362mila), mentre la fascia media dei 35-49enni cala (-122mila). Il divario di genere resta un elemento di debolezza strutturale, perchè se per gli uomini il tasso di occupazione è al 67,2%, per le donne è fermo al 48,6%, ai minimi in Europa.
Rispetto ad aprile del 2016, i disoccupati sono 146mila in meno, e anche gli inattivi diminuiscono (-196mila). Ma il calo dei senza lavoro incide poco sulla disoccupazione giovanile che resta su livelli alti, al 34%, lo stesso valore di marzo, ma in calo del 3% rispetto ad aprile del 2016. È il doppio della media dei 28 Paesi della Ue dove la disoccupazione giovanile è al 16,7% (contro il 16,9% di marzo 2017 e il 19% di aprile 2016). Resta lontana anche la media dei 19 Paesi dell’area euro, dove la disoccupazione giovanile si attesta al 18,7%(dal 19% di marzo 2017 e 21,4% di aprile 2016). Per avere un termine di paragone, la disoccupazione giovanile più bassa si registra in Germania (6,8%), la più alta in Grecia (47,9% a febbraio l’ultimo dato) e Spagna (39,3%), segue l’Italia terzultima. Anche per il tasso di disoccupazione l’11,1% dell’Italia supera la media sia dell’area euro (dove il 9,3% di aprile è il livello minimo registrato da marzo del 2009) che della Ue (dove cala al 7,8%, ai minimi da dicembre 2008).
Il premier Paolo Gentiloni affida il commento a Twitter: «Crescono i posti di lavoro, disoccupazione al minimo. Premiate le scelte di questi anni. Fiducia nell’Italia e impegno che continua». Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti osserva che «da febbraio 2014 gli occupati sono 854mila in più, due terzi dei quali sono stabili», dobbiamo «proseguire sulla strada intrapresa per ridurre ancora il tasso di disoccupazione e promuovere l’occupazione dei giovani e delle donne». Per Maurizio Sacconi (Ei) la rilevazione è «positiva ma con due limiti», è «riferita a un solo mese che si colloca nella stagione turistica e conferma la contrazione dell’occupazione nella fascia anagrafica di mezzo che sostiene carichi familiari». Renato Brunetta (Fi) evidenzia che «il balzo dell’occupazione è da attribuire al posticipo dell’età pensionabile, interessa la fascia ultra cinquantenne mentre le classi centrali perdono occupati. Mentre diminuisce il tasso di disoccupazione complessivo, quello giovanile è fermo al 34%».
Il Sole 24 Ore – 1 giugno 2017