Continua la crescita dei rapporti di lavoro stabile: nei primi dieci mesi dell’anno si sono registrate poco più di 1,8 milioni di assunzioni a tempo indeterminato (comprese le trasformazioni di contratti a termine e di apprendisti) a fronte di 1,33 milioni di cessazioni, con un saldo positivo di 507mila contratti fissi (a gennaio-ottobre 2014 la variazione netta dei rapporti a tempo indeterminato si fermava a +92mila unità, quindi la differenza tra i due saldi 2015 e 2014 parla di un aumento di 415.577 rapporti stabili).
Torna a salire il ricorso al lavoro “full time”, a testimonianza di una ripresa, seppur lenta, degli orari di lavoro; mentre l’apprendistato subisce un altro tracollo: -43.834 attivazioni su base tendenziale (qui si sconta il maggior appeal del nuovo contratto a tutele crescenti, incentivato con l’esonero contributivo pieno per tre anni previsto dalla legge di stabilità 2015, fino a dicembre).
L’osservatorio dell’Inps conferma una trasformazione nella qualità dell’occupazione: l’incidenza delle assunzioni stabili sul totale dei rapporti attivati passa dal 32% dei primi dieci mesi del 2014 al 38,2% dello stesso periodo 2015 (nella fascia d’età fino a 29 anni il rapporto passa dal 24,6% di un anno fa al 31,5%). Se si guarda solo alle nuove assunzioni a tempo indeterminato (escluse le trasformazioni) si segnala un incremento tendenziale del 29,8%, ma con differenze territoriali significative: il Nord Est registra un aumento del 48%, il Nord Ovest del 38,9% e il Centro del 36,5% mentre il Sud e le Isole arrancano, rispettivamente +14,9% e +9,4 per cento.
Per Matteo Renzi i dati Inps «non sono un caso, ma il segno che l’Italia riparte»; e positivo è pure il commento del responsabile economico del Pd, Filippo Taddei, «il lavoro sta diventando più stabile, e questo era il fine del Jobs act». Più cauto il sindacato: «Il Mezzogiorno rimane in affanno – dice Gigi Petteni della Cisl –. Sono pertanto urgenti misure per la ripresa».
L’Inps non ha reso noto l’effetto dell’esonero contributivo nel mese di ottobre (fino a settembre sono stati incentivati oltre 906mila rapporti); tuttavia nei primi dieci mesi dell’anno è il contratto a tempo indeterminato ad aumentare: +329.785 unità nel confronto tendenziale, mentre, un po’ a sorpresa, diminuiscono le assunzioni a termine (-59.782). Numeri, questi ultimi, però che appaiono in contraddizione rispetto a quanto pubblicato qualche giorno fa dall’Istat che, invece, sottolineava nel trimestre agosto-ottobre una crescita dei rapporti temporanei, e una riduzione dei lavoratori con contratto permanente (di qui l’appello a un «maggior dialogo e coordinamento tra Inps-Istat» che arriva dagli esperti, a partire dall’economista del Lavoro, Carlo Dell’Aringa).
A ottobre, secondo il Mef, sono aumentate le nuove partite Iva: ne sono state aperte 45.737, +1,4% rispetto allo stesso mese del 2014 (potrebbe pesare il cambio, a gennaio, del regime dei minimi). La distribuzione per natura giuridica mostra che nel 72% delle nuove aperture di partita Iva si tratta di persone fisiche, il 22% di società di capitali, il 5,2% di società di persone. Il 41,5% delle nuove aperture è localizzato al Nord, il 24,5% al Centro e il 33,8% al Sud e Isole.
Tornando ai dati Inps da segnalare la crescita dei voucher: nei primi dieci mesi dell’anno sono stati venduti 91,8 milioni di buoni da 10 euro (+67,6% rispetto allo stesso periodo 2014), con punte del 98,5% in Sicilia. Rispetto al 2013 (32,4 milioni in 10 mesi) il dato è quasi triplicato.
Claudio Tucci – repubblica – 11 dicembre 2015