Repubblica. Pesa l’effetto-Fornero. Disoccupazione al 7,5%, risalgono gli inattivi e i contratti a termine. Massimo storico per il numero di occupati toccato a novembre in Italia. Sono 23 milioni e 743 mila, poco più di quanto Istat contava il mese prima (+0,1%). A novembre del 2022 erano 23 milioni e 222 mila. La differenza fa 520 mila. Oltre mezzo milione di occupati in più. Ma 477 mila sono over 50. Praticamente il 92%.
Non si tratta a ben vedere di nuove assunzioni. Ma della permanenza al lavoro di una coorte di persone molto numerosa: quella del baby boom. Il record dunque è anche figlio dell’effetto demografico che porta all’invecchiamento progressivo del mercato del lavoro. Combinato con la riforma delle pensioni del 2011 che trattiene di più le persone al lavoro.
Il governo Meloni dovrebbe per questo ringraziare la legge Fornero che ha allungato la vita professionale delle persone, che piaccia o meno ai lavoratori e alle imprese. Al contrario, la ministra del Lavoro Marina Calderone crede che «il buon andamento dell’occupazione fotografato dall’Istat» sia «il riflesso delle politiche del lavoro introdotte in questo primo anno di governo». I dati di novembre dicono invece che l’occupazione cresce nelle fasce giovanili molto meno che tra gli over 50. Solo 19 mila occupati in più nell’anno tra gli under 24. E altri 71 mila tra 25-34 anni. Addirittura diminuiscono di 47 mila nella fascia 35-49 anni, la più interessante anche per capire come si muove la demografia.
Qui dentro nel 2023 sono entrate i nati nel 1988 pari a 569 mila. Ma sono usciti i nati nel 1973, i cinquantenni: 874 mila. Entrano dunque meno persone di quante ne escono, andando a gonfiare gli “over 50” dei trattenuti al lavoro dalla riforma Fornero. Riforma che questo governo, nonostante i proclami di abolizione, ha persino rafforzato, rendendo più rigide tutte le forme di uscita anticipata. I dati Istat di novembre segnalano poi due novità, rispetto ai mesi passati. Tornano a crescere gli inattivi che non cercano un’occupazione: +48 mila su ottobre. E si rivedono anche gli occupati a termine: +15 mila. Nel dato annuale, su novembre 2022, Istat registra però una contrazione di entrambi, a favore degli occupati stabili. Tendenza confermata anche da Inps: le imprese preferiscono stabilizzare i tanti precari vista la difficoltà di trovare rimpiazzi.
Il tasso di occupazione rimane stabile al 61,8% su ottobre, massimo storico. Quello di disoccupazione scende di due decimi, al 7,5%. In leggera risalita il tasso di inattività, al 33,1%. Un terzo della popolazione attiva in Italia non ha né cerca un lavoro. La media Ue è al 25,5%. In Germania siamo al 20%. In Francia e Spagna al 26%.
La Repubblica