Gentile direttore, ho letto la notizia sui cambiamenti legislativi relativi ai requisiti per il trasporto di animali coinvolti in incidenti stradali, ed il commento dell’anonimo lettore che prende spunto dalla notizia e dal relativo commento sul dovere di soccorso.
Il lettore critica l’atteggiamento tendente a riconoscere ad alcune categorie di animali (da reddito, di affezione e protetti, secondo quanto recita la legge) alcuni diritti che pensa sia meglio riservare agli umani.
Anche io sono del suo parere. Mi sembra che anche questo dovere sia un esempio di come alcune categorie – in questo caso benintenzionati animalisti – tendano a spingere le istituzioni pubbliche a spendere i soldi degli altri per scopi che hanno un ambito non condiviso da tutti.
PS. Mi sembra che – per esempio -anche i rospi siano specie protette, perciò meritevoli dell’attenzione riservata dalla legge a questa categoria. Secondo lei, se ne investo uno debbo fermarmi ed avvisare un servizio pubblico per portarlo da un veterinario, o debbo rianimarlo io? Ho appena fatto un corso di Basic LIfe Support per umani, forse posso applicarlo anche ad anfibi?
Pietro Alfonsi – Medico – 19 dicembre 2012 – da Quotidiano Sanità
Gentile Direttore,
ho letto la lettera dell’anonimo lettore e del sostegno del medico Pietro Alfonsi. Sono rammaricato dal loro scritto, non tanto da quello che viene detto ma dalla aridità cerebrale dichiarata. Spero comunque che il medico, dopo il corso di “Basic Life Support per umani”, sia realmente capace di supportare l’essere umano almeno nelle basilari occorrenze, mi permetta di esprimere qualche riserva.
Detto questo dobbiamo chiederci perchè vogliamo che l’animale ci sia di aiuto nelle ricerche dei disastri, di compagnia, di amicizia, di sostegno, di ecc., ma ovviamente come fine unico ed ultimo: “Fino a che a noi serve”. Chiedo: ma noi (essere umani pensanti ed evoluti) cosa abbiamo fatto per avere questa supremazia (leggi potere di vita e di morte) sull’universo, se fino ad ora non sappiamo cosa siamo e da dove arriviamo? siamo così forti perchè abbiamo sviluppato un intelletto? quale intelletto? quale unicità? Ammettiamo tutto, ammettiamo che da sempre abbiamo la caccia di sopravvivenza, la nostra onnivorità, la propensione dell’emisfero evoluto al benessere personale come propulsore di una futura equità e via dicendo, ma rendiamoci anche conto che nel nostro sviluppo intellettivo ed intellettuale abbiamo l’obbligo del rispetto dell’altrui individuo, soprattutto quando l’altrui individuo è un essere vivente che dona serenità, aiuto, ed altri sentimenti ad un essere che noi riteniamo nostro pari.
Mi sembra che questo sia il minimo della civiltà che oggi ci sia richiesto per la sopravvivenza sociale, o no?
Pietro Attilii – Castegnato (BS) – 19 dicembre 2012 – da Quotidiano Sanità