L’undicesimo report ESVAC-EMA mostra una continua diminuzione delle vendite di antibiotici veterinari in europa, con un calo di più del 40% dal 2011 al 2020. In Italia, nel 2020, le vendite annuali di antimicrobici utilizzati negli animali da reddito sono diminuite del 51% rispetto al 2011.
L’EMA, Agenzia europea per i medicinali, ha pubblicato ieri il nuovo Rapporto annuale sulla sorveglianza europea del consumo di antimicrobici veterinari. Il documento riporta i dati forniti da 30 paesi dell’UE/SEE (incluso il Regno Unito come Stato membro dell’UE durante gli anni solari coperti dal rapporto) e della Svizzera per 2 anni (2019 e 2020), e mostra come l’uso di antimicrobici negli animali sia stato sostanzialmente ridotto.
I grandi sforzi compiuti dal settore della salute animale negli ultimi anni, che includono l’implementazione di pratiche che migliorano la salute e il benessere degli animali e riducono al minimo le malattie, sono stati ripagati con una diminuzione del 43,2% delle vendite complessive di antimicrobici veterinari tra il 2011 e il 2020, nei 25 paesi in tutta Europa che hanno fornito dati durante questo periodo. Una notevole diminuzione è stata osservata in alcuni dei paesi con le vendite più alte.
E’ stato però registrato un aumento del 6% delle vendite complessive per i 25 paesi nel 2020 rispetto al 2019; i dati dei prossimi anni permetteranno di comprendere meglio questa osservazione.
“La diminuzione delle vendite di antimicrobici per l’uso negli animali negli ultimi dieci anni mostra che le iniziative politiche dell’UE, combinate con linee guida e campagne nazionali che promuovono un uso prudente degli antimicrobici negli animali, stanno avendo un effetto positivo“, ha affermato Ivo Claassen, capo della divisione medicinali veterinari dell’EMA.
Un’altra buona notizia è la tendenza alla diminuzione osservata per gli antibiotici di importanza critica, classificati dall’EMA nella categoria AMEG B.
Le vendite di quegli antimicrobici considerati di fondamentale importanza nella medicina umana, sono diminuite notevolmente tra il 2011 e il 2020 e hanno rappresentato solo il 6% delle vendite totali nel 2020. In particolare, le vendite di cefalosporine di terza e quarta generazione sono diminuite del 33%, le polimixine del 76%, i fluorochinoloni del 13% e le vendite di altri chinoloni sono diminuite dell’85%. Queste classi includono gli antimicrobici usati per trattare le infezioni gravi nell’uomo causate da batteri resistenti alla maggior parte degli altri trattamenti antimicrobici. Negli animali, dovrebbero essere usati con restrizioni al fine di preservarne l’efficacia e mitigare il rischio per la salute pubblica, come indicato nella categorizzazione dell’Antimicrobial Advice Ad Hoc Expert Group (AMEG).
La situazione in europa si presenta molto diversa nei vari paesi. Durante il periodo di riferimento (2010-2020), le vendite (in mg/PCU) sono diminuite di oltre il 5% (calo delle vendite compreso tra l’11,7% e il 60,4%) in 19 dei 25 paesi, mentre in quattro paesi le vendite sono aumentate di oltre il 5% (aumento nelle vendite tra l’8,6% e il 79,3%).
È probabile che le variazioni nelle vendite dichiarate (mg/PCU) e nei modelli di vendita siano dovute in parte alle differenze nell’insorgenza di malattie batteriche, nella composizione della popolazione animale e nei sistemi di produzione. Inoltre, esistono notevoli variazioni in termini di linee guida di prescrizione, trattamenti e dosi giornaliere utilizzate per i vari agenti antimicrobici e forme farmaceutiche. Ci sono poi altri fattori da considerare; ad esempio, alcuni paesi hanno modificato i propri sistemi nazionali di raccolta dati nel corso degli anni (ad es. Slovenia nel 2013, Spagna nel 2014 e 2017, Romania nel 2015 e Italia nel 2020). Nel complesso, ciò sottolinea che i dati presentati in questo rapporto non devono essere utilizzati per il confronto diretto tra paesi senza considerare, tra l’altro, le differenze sopra menzionate e che i cambiamenti osservati nel tempo per alcuni paesi devono essere interpretati con la dovuta cautela.
Il dettaglio per gli animali da reddito
La tabella riportata di seguito mostra l’andamento delle vendite annuali antimicrobici per animali da produzione alimentare, inclusi cavalli e pesci d’allevamento, in mg/PCU, per paese dal 2010 al 2020.
Interessante poi il grafico che riporta la distribuzione delle vendite degli antimicrobici per classi, dal quale si evince che i premix e le polveri e soluzioni orali rappresentano l’86,9% del totale. E’ bene ricordare che tali preparazioni sono generalmente impiegate nei monogastrici e nei ruminanti solo negli animali in allattamento in cui non sono ancora sviluppati i prestomaci.
Un focus sull’Italia
Nel 2020 è stata osservata nel nostro paese una riduzione del 51% delle vendite annuali di antimicrobici utilizzati negli animali da produzione alimentare (181,8 mg/PCU) rispetto al 2011 (371 mg/PCU). Sembrerebbe esserci una correlazione tra questo calo e una riduzione generale delle vendite della maggior parte delle classi terapeutiche, in particolare penicilline, tetracicline e sulfonamidi. Nel 2020, le classi di antimicrobici più vendute sono state: penicilline, tetracicline e sulfonamidi, che hanno rappresentato il 33,6%, 26,9% e 14,7%, rispettivamente, delle vendite totali.
La scheda relativa all’Italia può essere scaricata qui.
Il documento può essere scaricato integralmente qui: