La V commissione ha continuato a lavorare in queste ultime settimane alla definizione del nuovo Piano socio sanitario. «Sono stati inseriti e accolti numerosi emendamenti tra quelli che sono giunti, con novità dal punto di vista clinico e sanitario – spiega il presidente Leonardo Padrin – Alcuni sono relativi alla governance, alla centralizzazione a livello provinciale di alcuni servizi, una serie di norme per accentuare la trasparenza nei soggetti che ricevono pubblici finanziamenti o erogano servizi socio sanitari in convenzione. Novità importanti anche per il ruolo di Direttore del Territorio che viene unificato con il Direttore dei Servizi Sociali. Incarico che sarà ricoperto, preferibilmente, da figure delle professioni sanitarie». Anche per i Dipartimenti di prevenzione e i servizi veterinari sono stati introdotti dei correttivi rispetto alla versione precedente del testo
Giovedì 23 una nuova riunione della Commissione con l’obiettivo di approvare il piano entro fine mese.
Ecco i principali punti di interesse dal testo rielaborato a seguito degli emendamenti presentati alla data del 15 febbraio 2012 (In giallo le modifiche già proposte nella versione del 15.11.2011 in azzurro le nuove modifiche proposte)
NORME IN MATERIA DI PROGRAMMAZIONE SOCIO SANITARIA E APPROVAZIONE DEL PIANO SOCIO-SANITARIO REGIONALE 2012-2016
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Art. 9 – Modifiche all’articolo 23 della legge regionale 14 settembre 1994, n. 56 “Norme e principi per il riordino del servizio sanitario regionale in attuazione del decreto legislativo 30 dicembre 1992, N. 502 “Riordino della disciplina in materia sanitaria”, così come modificato dal decreto legislativo 7 dicembre 1993, N. 517”
- Il comma 1 dell’articolo 23 della legge regionale 14 settembre 1994, n. 56 “Norme e principi per il riordino del servizio sanitario regionale in attuazione del decreto legislativo 30 dicembre 1992, N. 502 “Riordino della disciplina in materia sanitaria”, così come modificato dal decreto legislativo 7 dicembre 1993, N. 517” è sostituito dal seguente
“1. I Dipartimenti di Prevenzione costituiscono un importante strumento per la promozione di stili di vita salutari e per il controllo dei fattori di rischio che incidono sulla salute della popolazione. In ogni Azienda ULSS viene garantita la presenza di una struttura operativa di prevenzione; le apicalità vengono istituite nelle Aziende ULSS capoluogo di Provincia.
- Il comma 2 dell’articolo 23 della legge regionale 14 settembre 1994, n. 56 “Norme e principi per il riordino del servizio sanitario regionale in attuazione del decreto legislativo 30 dicembre 1992, N. 502 “Riordino della disciplina in materia sanitaria”, così come modificato dal decreto legislativo 7 dicembre 1993, N. 517” è sostituito dal seguente
“2. I Dipartimenti di Prevenzione sono organizzati nei seguenti servizi:
– servizio di Igiene degli Alimenti e Nutrizione;
– servizio di Igiene e Sanità Pubblica;
– servizio di Prevenzione,
– Igiene e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro;
– servizi Veterinari. Per tale ambito potrà essere definita, con provvedimento di Giunta regionale, una rimodulazione del modello organizzativo, anche su base interaziendale, al fine di ottimizzare l’erogazione dei LEA.
– servizio di Medicina Legale per un bacino di 1.000.000 di abitanti.”
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Di seguito alcuni stralci del piano socio sanitario che riguardano attività dei servizi veterinari e l’organizzazione dei dipartimenti di prevenzione
Prevenire le malattie determinate dagli alimenti, ivi compresa l’acqua, con riferimento a:
– prevenire le infezioni, le intossicazioni e le tossinfezioni alimentari prevedendo l’integrazione dei dati dei flussi informativi disponibili così da tracciare un profilo regionale dell’impatto delle malattie a trasmissione alimentare sulla salute umana, nonché monitorando la completezza dei dati raccolti attraverso i flussi informativi già attivi (es. notifiche obbligatorie delle malattie infettive-diffusive) così da individuare eventuali aree da migliorare nei sistemi informativi;
– programmare ed implementare i controlli ufficiali sugli operatori del settore alimentare, così come previsto all’art. 3 del Regolamento CE n. 882/2004, sulla base della valutazione del rischio. A tal fine particolare attenzione dovrà essere rivolta all’attività di audit sugli operatori da parte delle Aziende ULSS;
– rafforzare l’attività di tutela del consumatore dalla contaminazione ambientale degli alimenti, attraverso controlli sulle filiere alimentari e delle aree territoriali maggiormente esposte alla possibile contaminazione industriale e, più in generale, ambientale;
– migliorare la conoscenza della qualità microbiologica dei corsi d’acqua utilizzati a scopo irriguo;
– tutelare il consumatore nei confronti del pericolo di parassiti assunti con gli alimenti, in particolare per quanto attiene i prodotti della pesca (pesce azzurro crudo o marinato crudo) in ambito locale;
– garantire la sicurezza igienico sanitaria dei prodotti della categoria piccole produzioni locali, acquisendo i necessari elementi epidemiologici al fine di assicurare che tale categoria di prodotti sia compatibile con gli obiettivi di sicurezza fissati dalla legislazione alimentare. Ciò richiede la definizione di un modello (individuazione delle modalità e degli standard igienico-sanitari) che potrebbe essere replicato in altri ambiti e/o per altre tipologie di prodotti (prodotti tipici e tradizionali, agriturismi, filiere fragili).
– garantire la sorveglianza epidemiologica e la sicurezza nutrizionale con lo scopo di realizzare un sistema coordinato di sorveglianza regionale su sovrappeso ed obesità, pattern nutrizionali ed attività fisica della popolazione in età evolutiva;
– potenziare l’educazione e la promozione della salute in ambito alimentare con lo scopo di definire un metodo standardizzato per l’educazione alimentare a scuola e sviluppare un percorso formativo specifico per gli operatori del Servizio Igiene degli Alimenti e della Nutrizione e dei servizi veterinari, al fine di informare e formare la popolazione sull’importanza delle scelte alimentari corrette e sull’uso degli integratori alimentari, anche avvalendosi del supporto di medici, biologi e farmacisti specialisti in scienze dell’alimentazione;
– sostenere la ristorazione collettiva sociale con lo scopo di favorire nella ristorazione la disponibilità di scelte alimentari nutrizionalmente corrette, individuando la figura del dietista e del nutrizionista come professionisti fondamentali in questo ambito;
– promuovere la consulenza dietetico-nutrizionale con lo scopo di migliorare la qualità, l’appropriatezza e l’efficacia degli interventi di prevenzione della condizione di sovrappeso/obesità e delle malattie croniche nella popolazione.
In quest’area e con specifico riferimento all’ambito veterinario si prevede di:
– incrementare i controlli sulla corretta distribuzione ed impiego del farmaco veterinario nell’ottica di assicurare un più efficace sistema di farmacovigilanza;
– intensificare i controlli nei principali settori di produzione e distribuzione degli alimenti con particolare riguardo alla verifica dei requisiti di sicurezza alimentare e di corrette modalità di tracciabilità, rintracciabilità ed etichettatura degli alimenti.
Prevenire le Zoonosi e le malattie emergenti supportando gli interventi per la loro individuazione precoce, attivando le idonee misure di intervento ed acquisendo i dati epidemiologici che, opportunamente elaborati, consentono di individuare i fattori di rischio correlati alla persistenza e alla diffusione dell’infezione.
Rappresentano ulteriori aree di miglioramento:
– sviluppare il piano regionale integrato dei controlli attraverso la realizzazione di un sistema di controllo sull’igiene alimentare, sulla sanità animale e sull’igiene degli allevamenti, attuato in modo omogeneo ed integrato sulla base di una valutazione del rischio ed effettuato secondo una metodologia comune. Si intende, in particolare, potenziare l’osservatorio epidemiologico per le funzioni di studio e coordinamento della sorveglianza epidemiologica finalizzate al controllo completo della filiera, garantendo lo stretto collegamento e condivisione di informazioni necessarie fra la banca dati anagrafica degli allevamenti e i servizi veterinari delle Aziende ULSS e coinvolgendo i veterinari liberi professionisti, operanti nelle aziende zootecniche o nelle strutture ambulatoriali, per supportare gli interventi di individuazione precoce delle zoonosi;
– sviluppare il piano di farmacosorveglianza negli allevamenti attraverso l’elaborazione di protocolli operativi per veterinari ed allevatori coinvolti nella gestione dei medicinali veterinari, al fine di semplificare le procedure gestionali e rendere più efficiente, efficace ed omogenea l’attività di farmacosorveglianza effettuata dai servizi veterinari delle Aziende ULSS;
– promuovere la lotta agli animali infestanti con particolare riferimento alla necessità di ridurre la contaminazione da infestanti o da principi attivi utilizzati per il loro controllo nelle derrate alimentari, attraverso la riduzione dei vettori di trasmissione di zoonosi o di malattie degli animali. A ciò si aggiunge la promozione della riduzione delle intossicazioni primarie e secondarie degli animali non target.
Assicurare il benessere animale attraverso la valutazione basata sull’analisi del rischio. In particolare si dovrà razionalizzare, integrare e semplificare i controlli ufficiali effettuati sugli operatori del settore ed assicurare l’applicazione di protocolli operativi per l’attuazione dei regolamenti comunitari sull’igiene dei mangimi.
Con specifico riferimento al rapporto uomo-animale si prevede di:
– promuovere le buone pratiche di allevamento e la lotta agli animali infestanti;
– potenziare il controllo demografico della popolazione animale, aumentando gli interventi di sterilizzazione;
– potenziare il sistema di identificazione con microchip.
Si ribadisce l’importanza della integrazione tra politiche di sanità pubblica e di tutela dell’ambiente, che trova nel Tavolo permanente salute-ambiente uno degli strumenti di indirizzo e coordinamento tra enti territoriali (Comuni e Province) ed Aziende ULSS.
Inoltre si sottolinea come gli indirizzi per le attività dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie vengano definiti attraverso la programmazione regionale (piano regionale prevenzione, piano regionale integrato dei controlli, ecc.), sviluppando e coordinando obiettivi ed interventi.
Si rende, altresì, necessario sviluppare un sistema regionale coordinato di comunicazione per garantire una corretta informazione del cittadino, del consumatore finale, degli operatori del settore e delle associazioni di categoria.
Più in generale rappresentano azioni trasversali di miglioramento del sistema regionale:
– il potenziamento del sistema informatico regionale di prevenzione finalizzato ad una gestione coordinata delle attività, anche ai fini del monitoraggio LEA;
– la finalizzazione della formazione degli operatori, conformemente alla pianificazione regionale anche attraverso l’utilizzo di tecnologie e di strumenti telematici;
– l’implementazione di pratiche e procedure di lavoro semplificate, orientate ai problemi sostanziali, finalizzate al raggiungimento di una maggiore uniformità nella realizzazione delle attività;
– la prosecuzione del percorso di semplificazione di norme sanitarie di natura preventiva, approfondendo il confronto e l’analisi anche con le categorie interessate, per evidenziare ciò che non è più supportato da prove di evidenza e di efficacia.
3.4.2 La rete dei Dipartimenti di Prevenzione
I Dipartimenti di Prevenzione costituiscono un importante strumento per la promozione di stili di vita salutari e per il controllo dei fattori di rischio che incidono sulla salute della popolazione, indicato come struttura tecnico funzionale (macro struttura) aziendale, assieme ai Distretti e all’Ospedale.
I Dipartimenti sono organizzati nei seguenti servizi:
– servizio di Igiene degli Alimenti e Nutrizione;
– servizio di Igiene e Sanità Pubblica;
– servizio di Prevenzione, Igiene e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro;
– servizi veterinari;
– servizio di Medicina Legale per un bacino di 1.000.000 di abitanti.
Il Direttore del Dipartimento di Prevenzione rimane in carica tre anni e comunque non oltre i tre mesi dalla cessazione del mandato del Direttore Generale che lo ha nominato. Il medesimo Direttore non può effettuare più di due mandati consecutivi nella stessa Azienda ULSS.
In attuazione degli indirizzi nazionali i Dipartimenti di Prevenzione sono organizzati nel Veneto a livello aziendale, benché lo svolgimento di alcune funzioni richieda una dimensione più ampia relativamente:
– all’esigenza di disporre di dati numericamente consistenti per conoscere i profili di salute delle popolazioni e per monitorare l’impatto su scala locale degli interventi di Sanità pubblica posti in essere;
– alla necessità di garantire una disponibilità, quantitativa e qualitativa, di risorse di personale e di strumenti per assicurare un presidio costante nel tempo per le emergenze territoriali;
– all’esigenza di realizzare il coordinamento di azioni di promozione della salute su scala più ampia, almeno provinciale (es. nell’ambito del diabete, delle malattie cardiovascolari, ecc.);
– alla necessità di definire rapporti ordinati ed efficienti con gli altri enti che si occupano di salute (es. Istituto Zooprofilattivo Sperimentale delle Venezie, INAIL, Direzioni Provinciali del Ministero del Lavoro, organizzazioni sindacali dei lavoratori e datoriali, organismi bilaterali ed enti paritetici, magistratura, forze dell’ordine, ecc.), che sono essi stessi organizzati su scala provinciale.
Dall’esame del contesto regionale si rileva, inoltre, una notevole variabilità territoriale dei modelli organizzativi, delle risorse impiegate a parità di bacino di riferimento e delle attività di controllo in ambito alimentare, lavorativo, veterinario ed ambientale.
I Dipartimenti, oltre alle attività ordinarie di prevenzione e tutela della salute dei territori di competenza, svolgono funzioni specifiche di grande rilevanza nell’attuazione di indirizzi nazionali, in rete con altre strutture e/o enti, di emergenze sanitarie territoriali.
Pertanto rappresenta un obiettivo strategico della programmazione regionale la definizione e l’attuazione di un modello organizzativo di rete, che preveda l’individuazione di alcune funzioni ed attività da svolgersi su scala multizonale, con livelli di integrazione intradipartimentale, interdipartimentale, interistituzionale.
Le funzioni implementabili su scala multizonale possono essere le seguenti:
– osservazione epidemiologica;
– attività di educazione e di promozione della salute;
– definizione del rapporto ambiente-salute e promozione della salute associabile a fattori ambientali;
– attuazione coordinata di progetti nazionali di prevenzione delle malattie e promozione della salute;
– attività gestionali ed operative in caso di emergenze epidemiche o ambientali;
– raccordo con le reti regionali di controllo delle emergenze territoriali;
– prevenzione dei traumi da incidenti stradali e domestici;
– pianificazione provinciale delle attività di controllo e promozione negli ambienti di lavoro tra pubbliche amministrazioni (D.Lgs. n.81/2008).
Per l’ambito veterinario potrà essere definita una rimodulazione del modello organizzativo anche su base interaziendale al fine di ottimizzare l’erogazione dei LEA.
19 febbraio 2012 – riproduzione riservata – a cura di C.Fo.