Cronometro alla mano, una provetta che esce da Neurochirurgia ci mette venti minuti pieni per arrivare al laboratorio di analisi. Gli spostamenti interni dei pazienti, poi, sono ancora più lunghi e problematici. Alle volte per andare da un reparto all’altro dell’ospedale giustinianeo ci può volere quasi un’ora, tanto che spesso serve scomodare le ambulanze per scorrazzare tra le strutture del policlinico. La situazione di disagio dell’ospedale di Padova è ormai nota a medici, infermieri e soprattutto pazienti (in particolare quelli di Ortopedia che all’inizio di agosto si sono quasi sciolti dal caldo per il collasso del maxicondizionatore del reparto che è stato sostituito grazie solo all’intervento di una gru che ha lavorato tutto il giorno) a differenza del futuro della Sanità padovana che è ancora molto incerto. La partita del nuovo ospedale che un anno fa stava per chiudersi con la cessione dei terreni di Padova Est alla Regione, è infatti di nuovo più aperta che mai visto che il sindaco Sergio Giordani ha fatto sapere che ha intenzione di convincere il governatore Luca Zaia che «la soluzione migliore è nuovo su vecchio». Niente di nuovo all’ombra di Palazzo Moroni. Il nuovo su vecchio era il mantra della campagna elettorale di Giordani e del suo vice Arturo Lorenzoni e una parte (ampia) della maggioranza non vuole nemmeno sentir parlare di Padova Est. Basti pensare che a metà luglio, quando mister preferenze, l’assessore all’Edilizia Andrea Micalizzi, aprì all’ipotesi di San Lazzaro («Preferiamo nuovo su vecchio ma non abbiamo preclusioni su Padova Est»), il messaggio più gentile sul suo profilo Facebook non era così distante dagli insulti.
Non è un mistero che se Giordani dovesse andare avanti con Padova Est sul solco del suo predecessore e avversario Massimo Bitonci la maggioranza gli esploderebbe in mano come la più deflagrante delle bombe. In attesa di un incontro ufficiale tra il primo cittadino e il governatore Zaia (che dovrebbe avvenire tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre) a provare imbarazzo per la situazione è proprio l’università che ha ribadito in tutte le sedi (ufficiali e non) la necessità di trovare un’area nuova di 500 mila metri quadri. Anche se il rettore Rosario Rizzuto sta alla finestra aspettando che la politica faccia la sua parte, i vertici del Bo e della Scuola di Medicina sono consapevoli che l’ipotesi nuovo su vecchio era impraticabile quando la predicava Bitonci quasi tre anni fa (tanto che poi è stato costretto a ripiegare su San Lazzaro) ed è impraticabile adesso. «Costruire nuovo su vecchio equivarrebbe a voler cambiare il motore di un aereo in volo, con la conseguenza di far precipitare l’aereo e innescare la moltiplicazione geometrica della mala sanità», diceva l’ex presidente della Scuola di Medicina Santo Davide Ferrara.
«La metafora del motore dell’aereo vale anche oggi – sottolinea Mario Plebani, attuale titolare della presidenza della Scuola di Medicina -. Il vecchio ospedale non ha volumi scambiatori e non può essere ristrutturato con i pazienti dentro. L’ipotesi è stata ampiamente studiata e l’università ha presentato un progetto di nuovo su nuovo che ha bisogno di un’area ampia e con determinate caratteristiche ». Padova Est? «Il luogo lo decide la politica, noi ci limitiamo a sottolineare che per mantenere insieme la pratica assistenziale con quella didattica e di ricerca serve un polo unico in un’area nuova», conclude Plebani. La Regione questo lo sa benissimo. Negli ultimi sette anni i tecnici della Sanità hanno cercato di percorrere diverse strade e tutte hanno portato a un’unica risposta: serve un’area da 500 mila metri quadri con una viabilità adeguata alla massa di traffico che verrà generata e che sia collegata con la Scuola di Medicina padovana che ha il compito di indirizzare il futuro della ricerca e dell’assistenza veneta.
«L’eccellenza della Sanità veneta poggia sulla Scuola di Medicina e su un nuovo ospedale ad essa collegata – interviene il presidente della commissione regionale Sanità Fabrizio Boron -. Ma se il Comune di Padova dovesse perseverare con questa posizione, saremo costretti a guardarci intorno. Lo dico a malincuore perché Padova Est è la soluzione migliore, ma prima o poi sarà necessario intervenire e, visto che la Regione non può espropriare i terreni di un Comune, dovremo trovare un altro municipio disponibile alla realizzazione del nuovo ospedale». A fare le spese di quest’ipotesi, fanno sapere dal Bo, sarebbe tutta la Sanità padovana. La soluzione di Padova Est sarebbe invece un problema per la stabilità della maggioranza. Per il nuovo ospedale sono passati già sette anni, ma il dibattito è tornato al punto zero.