Il Corriere del Veneto. Le varianti del virus continuano a fare paura. Anzi, «la» variante, perché per ora è ancora quella inglese. Solo ieri mattina, nel Covid-point di Altivole, i tamponi positivi sono stati cinquanta ed è un numero che non si vedeva da tempo, non in così poche ore. E nell’Usl 2 l’allerta rimane altissima, il calo dell’occupazione ospedaliera (meno di novanta posti letto in tutta la provincia, dopo i cinquecento di dicembre) non bastano a dire che la situazione è in miglioramento. «Questo picco anomalo di cinquanta casi va monitorato – commenta il dg Francesco Benazzi -. La zona è quella in cui, già da novembre, abbiamo avuto numeri molto elevati di contagi e positività, le percentuali più alte della provincia. Sospettiamo che si trattasse allora, e anche ora, di variante inglese. Per questo dobbiamo fare approfondimenti, è una variante molto diffusa e molto infettiva. Ho chiesto alla Microbiologia e al dottor Rigoli di sequenziare i test per avere delle conferme del ceppo». I casi attualmente positivi nella Marca sono in crescita, dopo settimane in cui erano calati: ieri sul bollettino dell’Azienda Zero ne erano riportati 1.784 mentre sabato erano 1.777. La provincia di Treviso è ancora quella col maggior numero di contagi progressivi: 63.850 in un drammatico anno di Covid. Le vittime sono state fino ad ora 1.558, una nella giornata di ieri.
Un altro fronte che non smette di preoccupare è quello degli accessi al pronto soccorso dal territorio: persone che si sono contagiate negli ultimi giorni, che sono state seguite a domicilio dopo l’emersione dei sintomi, ma per le quali è stato necessario il ricovero per un supporto respiratorio.
«Tra sabato e domenica ne abbiamo avute cinque – sottolinea il direttore generale -, ed erano persone relativamente giovani, 44 anni, 51 anni, 60 e 63 anni. Erano stati gestiti con farmaci generici ma avevano bisogno di ossigeno e sono stati portati nel reparto di malattie infettive».
Da ieri l’ospedale di Montebelluna, che era stato quello messo a più dura prova durante la seconda ondata Covid, non ha più pazienti infetti, e nei prossimi giorni Benazzi vorrebbe far diventare Covid-free anche l’ospedale San Camillo di Treviso, diventato Covid-hospital nei momenti di emergenza. «Manterremo quindi solo Ca’ Foncello e Vittorio Veneto, ma la guardia non sarà mai abbassata – chiude il dg -. L’epidemia è ancora in corso, non è finita, stiamo combattendo e non dobbiamo mollare. Il rischio della terza ondata è ancora presente».