«Tutti i lavoratori della Miteni, anche gli ex, saranno mantenuti sotto la sorveglianza sanitaria della Regione». Di più. «Nel sangue, per la prima volta, verranno ricercate tracce di presenza di GenX e C6O4», i Pfas di nuova generazione, prodotti nello stabilimento di Trissino negli ultimi anni di attività. Lo ha annunciato l’assessore alla sanità, Manuela Lanzarin, ieri a palazzo Balbi a Venezia dove ha ricevuto una delegazione di 11 componenti tra rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil Vicentino e Veneto e delle Rsu. All’incontro erano presenti anche Francesca Russo, dirigente dell’area Prevenzione della Regione e il tecnico Michele Mongillo. L’appuntamento era stato richiesto dalle tre sigle sindacali a fine anno. Molti i temi sul tappeto, come spiega Giampaolo Zanni, segretario generale della Cgil Veneto: «Prima di tutto abbiamo portato un’istanza della popolazione con la richiesta di attivare la sorveglianza sanitaria nella “zona arancione”, in particolare Arzignano e Montecchio. E per loro, poi, la possibilità di usare acqua che arriva da un doppio filtraggio, come in zona rossa, e in futuro, da fonti alternative».
STUDIO EPIDEMIOLOGICO. Poi i sindacalisti si sono concentrati sui lavoratori: hanno chiesto se la Regione abbia intenzione di proseguire con la sorveglianza sanitaria ora che, da oltre 130 dipendenti quando Miteni era in attività, sono rimasti una settantina in Cassa integrazione. «Ci risultano almeno 500 – tra dipendenti ed ex, e personale di ditte esterne che hanno lavorato in quello stabilimento – che dovrebbero poter fare affidamento sulla Regione. Non solo. Ci sono anche dipendenti che, dopo il fallimento, hanno trovato un’altra occupazione: continuerà per loro la sorveglianza? E ancora. Chiediamo che la Regione commissioni uno studio epidemiologico su questi lavoratori esposti: sono le persone con valori di Pfas nel sangue più alti al mondo. Ottenere dati certi che possano correlare la presenza di malattie a queste sostanze sarebbe la base di partenza per i lavoratori per chiedere i danni e quindi un risarcimento da chi non li ha tutelati nell’ambiente del lavoro».
LA REGIONE. L’assessore Lanzarin rassicura: «Il lavoro già fatto dalla Regione fino ad oggi è significativo. E ne faremo altro ancora perché questo caso ci sta a cuore. Proseguiremo anche nella collaborazione con l’Iss, Istituto superiore della sanità, e l’Oms, Organizzazione mondiale della sanità». Russo e Lanzarin hanno ricordato il primo studio epidemiologico avviato nel 2016 sulla mortalità e un secondo sulla biopersistenza. «Il piano di sorveglianza già nel 2016 è stato avviato sui lavoratori esposti. Per quanto riguarda gli ex dipendenti – ha precisato Lanzarin – è stata prevista una chiamata attiva tramite lettera per l’effettuazione degli accertamenti di laboratorio». A questa chiamata hanno risposto in oltre 270. L’assessore ha poi assicurato la continuità della presa in carico sanitaria anche oltre la cessazione del rapporto di lavoro e l’avvio della ricerca nel sangue anche degli ultimi prodotti creati in azienda, GenX e C6O4. Via libera anche allo studio epidemiologico. Non solo. «La Regione – dice – ha avviato una serie di iniziative di controllo per valutare l’uso di questi nuovi Pfas anche in altri settori produttivi. Abbiamo segnalato al Ministero della Salute la necessità di valutare una riclassificazione della pericolosità del C604».