Nell’architettura del potere veneto la sanità occupa un ruolo cruciale, forte di un fatturato annuo vicino ai dieci miliardi (l’80% del bilancio regionale)e di un capitale umano di 60 mila unità. L’imminente rinnovo delle direzioni generali delle Ulss calamita così gli appetiti della politica e nella maggioranza di centrodestra fervono le grandi manovre. Luca Zaia, in discontinuità con la stagione galaniana improntata all’autarchia decisionale, ha affidato la selezione dei 277 candidati ad una società di “cacciatori di teste”, la Praxi, incaricata di valutare i curricula e di condurre i colloqui con gli aspiranti manager. «Basta raccomandazioni, voglio scelte di elevata qualità professionale», il suo proclama «se qualcuno proverà a tirarmi per la giacchetta, potrei pubblicare sul sito i nomi degli sponsor…».
Ma le velleità meritocratiche del governatore deve fare i conti con la maggioranza Lega-Pdl, per nulla disposta a fare da spettatrice. Così, sul fronte berlusconiano, il vicepresidente Marino Zorzato sta sondando le correnti interne per compilare una rosa di personalità “gradite” da sottoporre a Zaia. E analogo confronto è in corso tra i leghisti, dove il segretario Flavio Tosi e l’assessore alla sanità Luca Coletto raccolgono le indicazioni del territorio e ambiscono a piazzare uomini e donne “fedeli” sulle poltrone vacanti. In partenza, le caselle da riempire entro il 31 dicembre sono 24 ma potrebbero scendere a 20 perché l’orientamento è quello di commissariare quattro direzioni minori e accorparle ai rispettivi capoluoghi – Feltre a Belluno, Adria a Rovigo, Chioggia a Venezia, Arzignano a Vicenza – come primo passo verso lo sfoltimento del numero di aziende.
Le novità dell’ultima ora riguardano anzitutto l’età massima per l’assunzione dell’incarico. Nel Piano socio-sanitario approvato a giugno, è indicata in 65 anni ma la volontà emersa è di abbassarla a quota 60; circostanza che escluderebbe a priori la conferma di 8 manager: Ermanno Angonese (Alto Vicentino), Antonio Alessandri (Vicenza), Renato Mason (Asolo), Antonio Padoan (Veneziana), Arturo Orsini (Mirano), Adriano Cestrone (Ulss e Azienda ospedaliera di Padova), Sandro Caffi (Azienda ospedaliera universitaria di Verona) e Pier Carlo Muzzio (Istituto oncologico veneto).
Viceversa, tra i candidati in pole, indicati come sicuri dalle voci di Palazzo, figurano volti già noti del welfare veneta. Claudio Dario, fortemente sostenuto dalla Lega trevigiana, cederebbe la guida dell’Ulss di Pieve di Soligo per assumere il prestigioso timone di Padova. Giancarlo Ruscitti (predecessore di Domenico Mantoan nel ruolo di segretario regionale alla sanità) è dato favorito nella corsa all’azienda Veneziana: ha l’appoggio di Comunione e Liberazione, subentrerebbe al galaniano Antonio Padoan, uscito di scena in un quadro di scontro – anche legale – con la Regione.
Nel Veronese Tosi farà la parte del leone, ottenendo – almeno nelle previsioni della vigilia – la conferma dei “fedeli” Giusy Bonavina, nel capoluogo, e Alessandro Dall’Ora, a Bussolengo. Altra candidatura vincente sembra quella di Fernando Antonio Compostella, destinato a succedere a se stesso nella direzione di Belluno, sospinto com’è del sostegno dell’assessore leghista Marino Finozzi. Per il resto, siamo nell’alveo delle indiscrezioni e dei rumors. Le trattative tra i partiti fervono, un contentino sarà riservato anche all’opposizione: per tradurre nei fatti le promesse di rinnovamento, Zaia dovrà fronteggiare un assalto alla diligenza in piena regola.
Filippo Tosato – Il Mattino di Padova – 18 dicembre 2012