Il conto per la lotta ai Pfas si fa più salato e dai 180 milioni previsti inizialmente sale a 220 milioni. È la cifra che servirà, in base alle previsioni, per sostituire le fonti di approvvigionamento idrico inquinate dai perfluori. Progetti che si concretizzeranno in particolare con nuove condotte da posare lungo tre direttrici principali attraverso il territorio vicentino.
È quanto emerso ieri in Comune ad Arzignano dalla nuova riunione del tavolo tecnico istituito dai consigli di bacino Valle del Chiampo, Bacchiglione e Veronese per far fronte al problema. I rappresentanti dei tre consigli, quelli degli enti gestori interessati e Fabio Strazzabosco, direttore del Servizio idrico integrato della Regione Veneto, hanno individuato gli interventi principali. L’obiettivo è quello di prelevare acqua da fonti “pulite” e trasportarla nelle zone dove, attualmente, la stessa viene depurata prima di arrivare agli utenti. L’approfondimento ha comunque indotto i tecnici a rivedere al rialzo le stime della copertura finanziaria necessaria per i lavori. «Bisognerà capire quale sarà l’opera realizzabile nel tempo più breve in grado di portare i maggiori benefici al territorio», spiega il direttore del consorzio Valle del Chiampo Alessandra Maule. Il primo intervento prevede una nuova condotta che preleverà acqua dall’area di Camazzole, a Carmignano di Brenta, per poi proseguire per Camisano, Grisignano, Altavilla, Brendola e arrivare infine alla centrale di Almisano di Lonigo. L’opera, di una lunghezza pari a 50 chilometri, costerà circa 60 milioni. La seconda tubatura partirà dalla periferia est di Verona, attraverserà i comuni veronesi di San Martino Buonalbergo, Caldiero, San Bonifacio, per poi arrivare anch’essa a Lonigo. Il costo previsto è di 40 milioni per una condotta lunga circa 20 chilometri. Un terzo intervento consisterà nel prolungamento della condotta consortile della Valle dell’Agno a partire da Montecchio Maggiore fino alla centrale di Almisano di Lonigo. Una condotta lunga circa 6 chilometri, che costerà quasi 15 milioni di euro. Sono previsti poi altri interventi di interconnessione tra i diversi acquedotti. La task force punta ad utilizzare innanzitutto gli 80 milioni stanziati dal governo per l’emergenza Pfas nell’ambito defl’accordo Fratta-Gorzone. «Siamo pronti – annuncia il presidente del consiglio di bacino Valle del Chiampo Giorgio Gentilin -. Abbiamo già un piano di opere; non appena avremo la certezza della spendibilità degli 80 milioni, procederemo ad individuare le priorità. Anche se gli acquedotti, attualmente, erogano acqua potabile, l’obiettivo è portare nei territori inquinati acqua che non abbia bisogno di essere depurata o filtrata. Per la realizzazione globale dell’opera serviranno dai 4 ai 5 anni».
Il Giornale di Vicenza – 22 dicembre 2016