di Enrico Marro. In pensione più tardi ma con l’assegno più pesante. Ieri l’Inps ha diffuso i dati sui flussi di pensionamento del 2017 comparati con quelli del 2016. L’anno scorso l’istituto ha liquidato 516.706 pensioni, contro le 486.079 del 2016 (+ 6,3%) e per la prima volta l’importo medio dei nuovi assegni ha superato i mille euro: 1.039 euro al mese per la precisione, contro i 970 euro dell’anno prima. C’è stato quindi un aumento del 7,1% in media. Nel dettaglio si va dai 2.275 euro al mese per le nuove pensioni di anzianità dei lavoratori dipendenti, che sono mediamente le più ricche, ai 239 euro delle pensioni di vecchiaia dei lavoratori parasubordinati, le più povere. In mezzo, gli artigiani, con 1.009 euro e i commercianti con 998.
Sale anche l’età media di decorrenza. Era di 66,4 anni nel 2016, è stata di 66,7 l’anno scorso. Sembrano soglie di accesso alla pensione alte. In realtà essendo dati medi sono influenzati dalle pensioni di reversibilità, quasi 180mila quelle liquidate nel 2017, che sono state concesse a un’età media di 75 anni. Quanto alle altre categorie, l’età di decorrenza per le pensioni di vecchiaia (compresi i prepensionamenti) è stata di 66,6 anni per gli uomini e di 64,8 per le donne mentre le pensioni di anzianità sono scattate a 61,2 anni per i lavoratori e a 59,9 per le lavoratrici. Più bassa l’età di decorrenza per gli assegni di invalidità: 53,1 anni.
Tra i molti dati diffusi spicca quello dei nuovi assegni sociali, la prestazione assistenziale (402 euro al mese) concessa nel 2017 a chi aveva più di 65 anni e 7 mesi (ma da quest’anno ci vogliono 66,7 anni) e aveva un reddito annuo inferiore a 5.824 euro. Ne sono stati liquidati 43.289, cioè il 17,7% in più del 2o16. Ma, all’estremo opposto, aumenta anche il numero di nuove pensioni ricche. Nel 2017 quelle liquidate con importo superiore ai 3mila euro al mese sono state 20.041, circa 4mila in più del 2016.
Ieri l’Inps ha diffuso anche i dati aggiornati a novembre 2017 sul flusso di assunzioni. Nei primi 11 mesi dell’anno scorso il saldo tra assunzioni e cessazioni nel settore privato è stato positivo per 801 mila posti di lavoro, meglio dello stesso periodo del 2016 (569mila) e del 2015 (675mila). Ma i contratti a tempo indeterminato sono stati il 4,5% in meno, con un minimo a novembre (-29,7%). Invece le assunzioni a termine continuano a salire, nei primi undici mesi del 2017 sono state il 26% in più rispetto allo stesso periodo del 2016. Mentre nel 2015, quando c’era la decontribuzione sulle assunzioni a tempo indeterminato, queste erano state il 38,8% del totale ora sono scese al 23,4%. Predominano, infatti, le assunzioni a termine. Infine, scende la cassa integrazione, che nel 2017 ha toccato il minimo di ore autorizzate dal 2008 in poi. Il calo rispetto al 2016 è stato del 39%.
Il Corriere della Sera – 20 gennaio 2018