In estate l’animale, prostrato dal caldo, era anche senz’acqua
Il cane era legato alla catena senza potersi riparare dal sole Il giudice Isabella Cesari ha accolto la richiesta di condanna del pubblico ministero, Elisabetta Labate, nei confronti di due proprietari di un pastore tedesco costretto a vivere nella più totale incuria.
I due dovranno quindi pagare una multa di 1.500 euro ciascuno.
I fatti si svolsero nel luglio del 2009, quando volontari della Lav intervennero in una pesca sportiva, su segnalazione di un frequentatore del posto, e trovarono il cane costretto a un metro di catena, legata al paraurti di un’auto arrugginita, nell’assoluta impossibilità di muoversi e trovare riparo dal sole e dal calore cocente di quei giorni e totalmente privo di acqua per dissetarsi.
Gli animalisti allertarono dapprima la polizia locale di Buttapietra e poi il Corpo forestale dello Stato che provvide al sequestro dell’animale. Johnny, così venne chiamato il povero cane dagli attivisti della Lav, fu affidato alle cure dell’associazione. «La condanna conferma quindi che per la sussistenza del delitto di maltrattamento di animali non è necessaria la volontà di infierire sull’animale, né che sia cagionata allo stesso una lesione, ma è invece sufficiente che si provochi all’animale sofferenza anche per semplice incuria», afferma il legale della Lav, Emanuela Pasetto. Esaurito il procedimento penale, verrà promosso nei confronti dei due proprietari una causa civile di risarcimento danni.
L’Arena – 10/03/2011