Dopo il 45enne di nazionalità straniera residente in Toscana, oggi due nuovi casi in Italia. Si tratta di una bambina di circa due anni, facente parte della famiglia del primo paziente il cui caso era emerso ieri e ad un collega di lavoro dello stesso. Entrambi sono ricoverati in isolamento presso strutture sanitarie di Firenze. Non sono in gravi condizioni. Le indagini di laboratorio, condotte in collaborazione tra le autorità sanitarie della Toscana e l’Istituto Superiore di Sanità, hanno confermato la diagnosi di infezione da Mers CoV. La trasmissione dell’infezione da ammalati a persone che hanno avuto contatti stretti e prolungati con essi è già stata documentata, anche in Europa, in ambiente domestico ed ospedaliero. Il Ministero della Salute segue con attenzione la situazione, in contatto stretto con le autorità sanitarie toscane
Il primo paziente è stato recentemente in Giordania, dove uno dei suoi figli sembra soffrisse di una forma influenzale. Dopo il primo decesso europeo registrato il 28 maggio in Francia, ieri, dalla Regione Toscana, è stato comunicato un caso confermato di importazione di infezione da nuovo Coronavirus (attualmente denominato MERS-CoV=Middle East Respiratory Syndrome Coronavirus), in un cittadino di 45 anni, di nazionalità straniera, che vive in Italia, e che è stato recentemente in Giordania per 40 giorni. Il paziente, che al ricovero presentava febbre alta, tosse e segni di insufficienza respiratoria, è attualmente ricoverato in isolamento ed è in buone condizioni.
La conferma della diagnosi è stata effettuata dall’Istituto superiore di sanità – Dipartimento Malattie Infettive, Parassitarie e Immunomediate.
Il riconoscimento del caso italiano è avvenuto seguendo le procedure indicate dalla Circolare che il Ministero della Salute ha diramato agli Assessorati alla Sanità delle Regioni e Province Autonome il 16 maggio scorso per aumentare il grado di attenzione nei confronti di soggetti con febbre e sintomi respiratori importanti provenienti da aree geografiche in cui si sono verificati casi simili o che abbiano assistito un malato affetto da MERS-CoV, per sottoporli al test specifico.
Si tratta di un virus la cui trasmissione interumana sembra essere possibile quasi esclusivamente laddove si sono verificati contatti stretti e prolungati come per esempio nell’ambito di un nucleo familiare o in una corsia ospedaliera.Per quanto riguarda i viaggi internazionali e le rotte commerciali, l’Organizzazione mondiale della sanità non raccomanda test né altre restrizioni ai viaggiatori all’ingresso nei Paesi membri della Regione Europea.
Il Ministero monitora attentamente la situazione in stretto raccordo con le autorità sanitarie della Regione Toscana. Dal Ministero, infine, si ricorda che per la prevenzione delle infezioni respiratorie valgono le normali misure igieniche raccomandate per l’influenza (frequente lavaggio delle mani, coprirsi la bocca con un fazzoletto quando si starnutisce, etc.) e che informazioni in proposito sono reperibili sul sito del Ministero della Salute
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Nuova Sars, la battaglia degli scienziati. l’Oms: «Così si rallenta la scoperta del vaccino»
L’Oms contro l’olandese Fouchier: Il suo brevetto impedisce la ricerca.Il virus Mers ha fatto la prima vittima in Arabia Saudita il 24 giugno del 2012. Da allora ha provocato 30 morti su 49 contagiati. È un nuovo virus, simile alla Sars, e ha provocato 49 contagi e 30 vittime fra Medio Oriente ed Europa. Ma potrebbe rivelarsi un microrganismo dalle uova d’oro. Il suo tasso di mortalità e il rischio di allargamento dell’epidemia sono subito apparsi abbastanza “promettenti” da far avviare una richiesta di brevetto per assicurarsi i proventi di eventuali test e vaccini. Intanto sale il livello di preoccupazione per la “nuova minaccia globale”, ma in Italia per adesso non si registra nessuna allerta
Al nuovo virus Mers può essere imputata ora anche una crisi diplomatica, che è deflagrata all’assemblea dell’Organizzazione mondiale della sanità appena terminata a Ginevra. “Nessuna regola sui brevetti deve impedire a voi, le nazioni del mondo, di proteggere i vostri cittadini” ha tuonato fra gli applausi Margaret Chan, direttrice dell’Oms davanti ai rappresentanti dei paesi membri. “Se non abbiamo ancora un test diagnostico è perché il virus è stato brevettato da alcuni scienziati, che non permettono agli altri di usarli per fare ricerca” aveva appena denunciato Ziad Memish, viceministro della Salute dell’Arabia Saudita, il paese in cui l’epidemia del nuovo virus Mers è emersa un anno fa.
Il dito è puntato contro Ron Fouchier, virologo olandese del Centro Medico Erasmus. Dal laboratorio di Rotterdam è partita infatti la richiesta di brevetto non del virus in sé (che secondo le leggi internazionali “appartiene” all’Arabia Saudita, come parte dei proventi di eventuali test e vaccini), ma dei metodi messi a punto per isolare e caratterizzare il microrganismo. Fouchier alla fine del 2012 era stato inserito da Time nella lista dei 100 uomini più potenti del mondo per i suoi esperimenti su un supervirus ingegnerizzato in laboratorio, dotato di contagiosità e letalità mai visti prima. Ma oggi, messo da parte il supervirus, il virologo si sta concentrando sulla nuova “promessa” battezzata Mers: Middle East Respiratory Syndrome.
Quando il primo paziente morì nell’ospedale di Gedda, il 24 giugno 2012, il laboratorio di analisi era affidato a Ali Mohammed Zaki, un medico egiziano. Non capendo la natura del nuovo virus, Zaki scrisse a Fouchier, che chiese subito al collega di spedirgli un campione. Solo a settembre il medico egiziano si è preoccupato di segnalare il virus anche al registro pubblico delle nuove epidemie ProMed. Dopo aver completato il sequenziamento del genoma (a novembre), il virologo olandese ha pubblicato i dati sul New England Journal of Medicine (con Zaki) e ha chiesto il brevetto (senza Zaki). Da allora, chi chiede a Fouchier un campione del virus deve impegnarsi a non spedire il materiale ad altri e a non usarlo per fini economici.
Anche se l’Erasmus non è l’unico laboratorio a disporre del Mers – non si può dunque dire che la ricerca sia ferma – Fouchier ha fatto infuriare l’Oms e molti colleghi. Ilaria Capua in piena epidemia di influenza aviaria, nel 2006, decise di fare esattamente l’opposto, rendendo pubblica la sequenza genetica del virus. “Di fronte a problemi di salute pubblica – dice la virologa dell’Istituto zooprofilattico delle Venezie e parlamentare di Scelta Civica – le conoscenze devono essere a disposizione di tutti, altro che brevetti. Tanto più se si lavora per lo Stato, come me o Fouchier. Credo che lui punti a ottenere fondi in un mondo, come quello della ricerca, sempre più povero. Vuole vendere il virus registrato a un produttore di vaccini, ma gli agenti patogeni sono prodotti naturali che gli scienziati hanno solo isolato, non creato. Brevettandoli impediscono ad altri, magari più bravi di loro, di studiarli per dare un beneficio a tutti”.
1 giugno 2013