Una cosa simile non si era ancora vista: il Difensore civico, cioè l’autorità destinata a tutelare i cittadini dalle disfunzioni e dagli abusi della pubblica amministrazione, che presenta un esposto alla procura della Repubblica (e fa intervenire in sede i carabinieri) contro le decisioni del consiglio regionale del Veneto, denunciandone un presunto sopruso.
Non sfugga il fatto, per sottolineare l’eccezionalità della vicenda, che il Difensore civico, pur essendo un soggetto autonomo e indipendente, è individuato proprio dal consiglio regionale ed esiste perché lo prevede una legge della Regione, fin dal lontano 1988. È il nominato che si ribella in modo clamoroso al nominante, chiamando in causa addirittura l’autorità giudiziaria. Tanto che il presidente del consiglio regionale Clodovaldo Ruffato, informato del fatto, ha reagito così: «È un gesto increscioso e incomprensibile, da deplorare, soprattutto se messo in atto da una figura istituzionale qual è il Difensore civico regionale».
Perché Roberto Pellegrini, Difensore civico in carica, ha fatto una mossa tanto eclatante? Perché – sostiene il diretto interessato in una nota diffusa ieri mattina, dopo avere sollecitato l’intervento dei carabinieri negli uffici di via Brenta Vecchia a Mestre -, l’ufficio di presidenza del consiglio regionale avrebbe attentato, con una serie di delibere organizzative, all’autonomia e all’indipendenza del Difensore civico medesimo. L’ultimo oltraggio si è concretizzato proprio ieri, giorno in cui era previsto il trasloco degli uffici del Corecom (l’autorità regionale per le garanzie nelle comunicazioni) nel palazzo che già ospita il Difensore civico, realizzando in questo modo un accorpamento di fatto delle due sedi.
Dov’è lo scandalo? Sia Pellegrini che Alberto Cardia, presidente del Corecom, si erano formalmente opposti a questa soluzione, decisa dall’ufficio di presidenza del consiglio regionale allo scopo di razionalizzare gli spazi e le sedi di competenza, realizzando tra l’altro un risparmio sugli affitti pagati di 330 mila euro. Il Difensore civico aveva espresso parere contrario all’accorpamento per ragioni organizzative, funzionali e logistiche, sollevando anche un questione relativa all’accesso ai proprio documenti; il presidente del Corecom si era associato nel giudizio negativo, affermando che il trasferimento di sede risultava a suo parere «non idoneo e non funzionale, dato che gli spazi messi a disposizione sono inadeguati all’espletamento delle attuali funzioni e, a maggior ragione, del tutto inidonei allo svolgimento delle seconde deleghe che il Corecom dovrebbe acquisire dall’Agcom (l’autorità nazionale delle comunicazioni, ndr)».
Da qui a chiamare in causa la procura e i carabinieri della compagnia di Venezia, però, ce ne corre, poiché il ricorso a un esposto lascia intuire che, in tutto il processo di riorganizzazione logistica delle due autorità regionali, il Difensore civico sospetti ci siano addirittura dei profili di responsabilità penale. Pellegrini, nel suo comunicato intitolato «Da controllore a controllato», lo spiega così: «Nell’esposto si chiede all’autorità giudiziaria di verificare se la concreta applicazione delle delibere dell’ufficio di presidenza, che il Difensore civico ritiene presentino alti profili di illegittimità, generi di conseguenza comportamenti illeciti, minando l’indipendenza e l’autonomia di questa autorità indipendente, organo di garanzia e controllo».
Sbotta di rimando il presidente del consiglio, Ruffato: «Vorrei proprio che Pellegrini mi spiegasse dove sta la lesione all’indipendenza del suo ufficio, sono curioso di saperlo. Le operazioni che abbiamo deciso – precisa Ruffato – hanno l’unico obiettivo di razionalizzare spazi e sedi, consentendo un risparmio e favorendo, con il trasferimento da Venezia centro storico a Mestre, l’accesso al pubblico anche all’ufficio del Corecom. Detto questo, ricordo al dottor Pellegrini che il Difensore civico è organo di garanzia del consiglio, che utilizza personale del consiglio e che, quindi, per tutti gli aspetti non legati alla sua specifica attività, fa riferimento alle decisioni dell’ufficio di presidenza del consiglio».
Nei palazzi regionali insinuano che Pellegrini sia molto irritato con i consiglieri regionali da quando, nel 2012, un emendamento alla legge finanziaria ne ha drasticamente ridotto l’indennità economica. Ma queste, naturalmente, sono soltanto malignità.
Alessandro Zuin – Corriere del Veneto – 8 gennaio 2014