Se un effetto ha avuto, lo Zaiatellum , la nuova legge elettorale che la Lega sta mettendo a punto in commissione Affari istituzionali in vista delle Regionali del 2020 (a cui, lo ricordiamo, Zaia potrà ricandidarsi perché il limite di due mandati è scattato dal 2015), è quello di compattare le opposizioni. Al tavolo, ieri, in consiglio regionale, sedevano gli uni accanto agli altri il Pd, il Movimento Cinque Stelle, Liberi e Uguali, quel che resta dei centristi di Alfano. Il perché, è presto detto: se la legge dovesse passare, loro, che già in Veneto faticano a toccare palla, finirebbero irreversibilmente in fuori gioco. E non solo loro: anche la «minoranza della maggioranza», come Forza Italia e Fratelli d’Italia, rischierebbe di girare a vuoto per il campo.
La proposta messa nero su bianco dal presidente della commissione, Marino Finozzi, prevede infatti nel nome della «governabilità» un maxi premio di maggioranza che assegna alla coalizione che supera il 45%, il 65% dei seggi (oggi il premio è del 60% per chi supera il 50%). Un meccanismo che, se rapportato alla composizione attuale del consiglio regionale, alzerebbe gli scranni della maggioranza da 30 a 33 e farebbe scendere quelli della minoranza da 21 a 18, con una differenza onestamente incolmabile di ben 15 consiglieri su 51.
«Per capirsi – semplifica Piero Ruzzante di Leu – il tanto vituperato Porcellum prevedeva un premio del 55%; l’Italicum del 54%. E qui parliamo del 65%: se applicata a livello nazionale questa legge truffa darebbe ai vincitori 410 deputati alla Camera. Una pazzia». Di più, per Marino Zorzato di Area Popolare, «si tratta di una legge tecnicamente incostituzionale, se ci riferiamo ai motivi per cui la Consulta bocciò il Porcellum ». Zorzato, che dal 2010 al 2015 fu il vice di Zaia, sa bene che per affossare la legge occorrono i voti di pezzi della maggioranza e infatti stiletta: «Il premio previsto dalla Lega rende ininfluenti i suoi alleati perché è chiaro che con un margine così ampio rispetto all’opposizione, sarà perfettamente in grado di mandare avanti i suoi provvedimenti anche se le dovessero venire a mancare i voti di Forza Italia e Fratelli d’Italia. Berlato non sarà più in grado di far approvare alcunché, se non per grazie ricevuta». Il dem Stefano Fracasso si domanda per quale ragione si cerchi «una simile maggioranza bulgara», se non per mettere a tacere i dissidenti interni: «Di sicuro la produttività del consiglio non c’entra nulla – dice – perché da quando è stato approvato il nuovo regolamento sono bastate una seduta per la legge sul referendum dell’autonomia, l’addizionale per la Pedemontana, la legge anti-moschee, 6 sedute per il Bilancio, contro le 13 o le 15 di un tempo. E la maggioranza non è mai andata sotto una volta».
La battaglia in commissione comincerà giovedì, dove si discuterà anche degli altri aspetti controversi della legge, come la possibilità per il candidato presidente di presentarsi in tutti i sette collegi provinciali come consigliere (oggi è possibile in un collegio soltanto) o quella per i consiglieri regionali di essere al contempo consiglieri comunali, «con un evidente conflitto di interessi rispetto ai contributi erogati dalla Regione ai Comuni» chiosa Ruzzante. Di positivo, per tutti, c’è la doppia preferenza di genere. Il Movimento Cinque Stelle, ha annunciato Manuel Brusco, proporrà di applicare alla Regione la legge dei sindaci, con il ballottaggio.
Il Corriere del Veneto – 11 aprile 2018