I referendum restano quattro. Non è, infatti, bastato il decreto legge omnibus per fermare quello sul nucleare. Ieri l’ufficio elettorale della Corte di cassazione ha dichiarato che anche la consultazione sulle centrali va avanti, seppure spostata su questioni diverse rispetto a quelle contenute nel “vecchio” quesito.
Ora, infatti, la domanda va riformulata e bisogna prendere in considerazione le modifiche introdotte all’impianto normativo sull’energia proprio dal Dl omnibus (il decreto 34, diventato poi la legge 75/2011).
Ed è proprio questo spostamento di attenzione che lascia perplesso il ministro dello Sviluppo, Paolo Romani, il quale ha ribadito che le norme che consentivano l’installazione di centrali nucleari sono state tutte abrogate. «La sentenza – ha aggiunto – cambia la natura del referendum, che rischia di cancellare non il ritorno all’atomo, che non è in discussione, ma il coordinamento in sede europea sul tema della sicurezza e, cosa ancor più grave, la possibilità di elaborare una strategia energetica per sopperire al fabbisogno del Paese anche con fonti alternative».
Il riferimento del ministro è al comma 8 dell’articolo 5 del decreto omnibus, articolo che è stato inserito nel Dl in sede di conversione.
La norma, infatti, riserva al Governo, su proposta dei ministri dello Sviluppo e dell’Ambiente, l’adozione entro maggio 2012 della strategia energetica nazionale, che dovrà, tra l’altro, indicare la diversificazione delle fonti e la strada per migliorare la competitività e per sviluppare le infrastrutture. Il programma strategico dovrà inoltre tener conto di quanto deciso a livello comunitario e internazionale sulla sicurezza delle tecnologie disponibili, nonché, più in generale, sugli obiettivi in materia di clima.
Ebbene, è su questa norma che il 12 e 13 giugno i cittadini italiani saranno chiamati a votare. La Cassazione, infatti, ha preso atto che l’articolo 5 del decreto legge ha operato una serie di abrogazioni che hanno svuotato il precedente quesito, ma ha ritenuto che la chiamata alle urne anche in materia di nucleare possa comunque proseguire sul comma 8 e sul comma 1 dell’articolo 5. In questo senso, la Cassazione ha accolto le istanze degli avvocati dei referendari – in particolare, quelle perorate da Alessandro Pace, a cui si è affidato il leader Idv Antonio Di Pietro – e ha ritenuto ragionevole lo spostamento della consultazione dalle vecchie norme, ormai cancellate, a quelle nuove. L’attenzione va soprattutto al comma 8, che potrebbe – come sostenuto dai referendari – solo posporre di un anno l’argomento centrali atomiche, affidandone, tra l’altro, la decisione a un semplice decreto del presidente del consiglio e non a una vera e propria legge.
Al voto pure sull’atomo, dunque. Anche dopo la decisione della Suprema corte, però, l’orizzonte non è del tutto sgombro da dubbi. Ora si tratta, infatti, di capire che fine faranno i voti dei nostri connazionali all’estero, che si sono già pronunciati su tutti i referendum, compreso quello sul nucleare nella vecchia versione.
Oltreconfine, infatti, le consultazioni sono già praticamente concluse e le schede pronte a prendere la strada per l’Italia, dove verranno scrutinate contemporaneamente alle altre. Si tratta, però, di capire se quei voti sono da considerare validi o meno, visto che sono stati esercitati su un altro quesito. Di certo, non c’è il tempo per riorganizzare una nuova tornata referendaria per gli italiani all’estero.
Non è, tuttavia, la sola certezza.
L’altra è che nel segreto della cabina ci si sentirà sollevati dal non doversi confrontare con la vecchia scheda del quesito: un documento enorme e illeggibile, che richiamava tutte le norme ora abrogate dal decreto legge omnibus. Il nuovo quesito è, invece, più leggero, perché si concentra soltanto i commi 1 e 8 dell’articolo 5 del Dl. Questioni politiche a parte, per i cittadini è sicuramente una conquista
Ilsole24ore.com – 2 giugno 2011