Un mondo di zanzare, cimici, vespe, pappataci… «Insetto spa» è cresciuta a dismisura, anche se quasi sempre si tratta di società medio-piccole, quindi di srl. Secondo una ricerca dell’Unione europea delle cooperative, negli ultimi dieci anni il business delle aziende di disinfestazione è più che triplicato. In Italia ci sono circa quattromila imprese in trincea contro gli insetti, un esercito rafforzato di anno in anno dall’arrivo di nuove specie, talvolta pericolose per la salute, spesso nefaste per l’ambiente, si parli di città o di campagna. «Nel 2009 – ricorda Uecoop – in Veneto operavano 68 imprese di disinfestazione. Dieci anni dopo siamo a 254, per un incremento del 274 per cento, in linea anche se appena sotto a quello nazionale: più 283». La mappa di settore indica una crescita omogenea nelle sette province: nel Veronese sono 57 le imprese registrate, a fronte delle 16 di dieci anni fa; a Padova erano 13 e ora sono 38; a Vicenza 33 (5); a Treviso 42 (13); 53 nel Veneziano (15); 13 a Belluno e provincia (1); 18 a Rovigo (5).
Il mercato è cresciuto, è evidente. Unione delle coop consegna anche una sintesi delle ragioni: «I cambiamenti climatici hanno estremizzato gli sbalzi di temperatura e di umidità, con il repentino passaggio dal freddo al caldo afoso e con le città imprigionate in vere e proprie bolle di calore, che rappresentano l’ambiente ideali per la proliferazione di insetti di ogni tipo, ai quali si aggiungono specie esotiche, arrivate negli anni da paesi stranieri che non hanno in Italia nemici naturali». Attenzione, però, ad attribuire ai cambi di clima l’arrivo di nuovi tipi di insetti. «Le specie esotiche invasive – ricorda Andrea Battisti, docente della Scuola di agraria e Medicina veterinaria dell’ateneo di Padova – sono arrivate con i commerci. Il cambiamento climatico è responsabile solo in parte di queste nuove presenze, il commercio è il primo fattore» per spiegarle. «La zanzara tigre – ancora Battisti – è una specie venuta da climi tropicali che nel Sud Europa ha trovato un ambiante favorevole. Qui è diventata un grosso problema, perché l’inverno non è abbastanza freddo…». Dunque insetti tutto l’anno o quasi. Che si fa? Si chiama il disinfestatore.
Casetta con giardino sei per cinque, 50 metri quadri, da «ripulire»: quando chiamare e quanto si spende? «Se parliamo di zanzare, intanto va fatto un trattamento contro le uova all’inizio della primavera», dice Gianmarco Voltan, uno dei titolari King Service, 14 dipendenti ad Albignasego, Padova. Il trattamento va ripetuto più volte nel corso dell’astate e bisogna tener conto delle piogge: «In media si può parlare di otto ripetizioni». Costi? L’economia di scala conviene sempre: «Se si parla di abitazioni a schiera, diciamo 35 euro ad intervento per unità, altrimenti 70/80». Un intervento molto richiesto è quello contro le blatte. Se sono in casa, per un appartamento di 80 metri quadri, si interviene con delle trappole in gel: «Ottanta euro più 40 per la bonifica delle vasche fognarie, ottanta per un secondo intervento». Quello contro le vespe è uno dei trattamenti più costosi: «Perché i vigili del fuoco non escono più, impone scafando e maschera e propone situazioni com plicate». Se il nido di vespe si forma nel vano delle persiane l’«asporto» è particolarmente lungo e laborioso. Tradotto, si va da 200 fino a 500 euro per volta.
Forse, dunque, è bene dar retta al professor Battisti, quando consiglia «di limitare gli interventi ai casi di effettivo pericolo per la salute. La cimice in casa dà fastidio ma non è un problema. Abbiamo sviluppato fobie contro gli insetti, che vanno tacitate». C’è più business, ricorda il docente, «anche perché ci sono più soldi da dedicare» a un problema che in qualche caso ci siamo creati. Non è così per i campi. Se la Sardegna, notizia di questi giorni, è invasa dalle cavallette, per il Veneto e la sua agricoltura la piaga si chiama cimice asiatica. Coldiretti, stima del 15 maggio, prevede un danno alla raccolta delle mele tra 15 e 40 per cento (varia con le specie) e da 30 al 50 per le pere; l’associazione prevede di perdere anche tra il 10 e il 20 per cento di pesche e nettarine. Gli alberi da frutto si difendono solo con reti protettive: da tre e seimila euro ad ettaro di spesa tra addetti e posa. La Regione ha stanziato 300 mila euro per l’acquisto di barriere anti-cimice «ma le aziende hanno sfruttato poco il fondo», dice Coldiretti. C’è da fare e molto .
Il Corriere del Veneto