Se per le pensioni flessibili bisognerà aspettare il disegno di legge promesso per l’anno venturo, con la stabilità votata nella notte a Montecitorio arriva una misura sperimentale di «invecchiamento attivo» per consentire ai lavoratori senior di optare per un part-time volontario con contribuzione figurativa piena a carico della finanza pubblica e trasferimento dei contributi aziendali in busta paga negli ultimi tre anni di contratto.
È una misura finanziata con 60 milioni nel 2016, 120 nel 2017 e 60 nel 2018 che consente una riduzione di orari tra il 40 e il 60% a chi matura il requisito anagrafico per la vecchiaia a fine 2018 (66 anni e 7 mesi per i lavoratori dipendenti maschi, per le lavoratrici del settore privato 65 anni e 7 mesi per il biennio 2016-2017 e 66 anni e 7 mesi per il 2018).
Se lo strumento avrà successo il Governo lo rifinanzierà – ha detto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti – così come si potrà ragionare su un’estensione dell’«opzione donna» se il monitoraggio deciso alla Camera sulla spesa dedicata a questa misura (2,5 miliardi nei prossimi 8 anni) evidenziasse delle economie. L’opzione, vale ricordarlo, consente alle lavoratrici di andare in pensione a 57 o 58 anni e 3 mesi (se dipendenti o autonome e con maturazione del requisito entro fine anno) in cambio del ricalcolo dell’assegno con il contributivo pieno invece che con criterio misto. Secondo le stime contenute nella relazione tecnica della stabilità saranno 32.800 le lavoratrici che sfruttando questa strada andranno in pensione tra il 2016 e il 2018, a cui se ne aggiungeranno altre 3.250 che, pur potendo smettere di lavorare già quest’anno, per loro scelta andranno in pensione successivamente.
Il capitolo esodati resta tale e quale, senza impatto sui saldi visto che si finanzia con le economie derivanti dagli interventi di tutela passati. A fronte dell’andamento delle prime sei salvaguardie i posti già previsti sono stati ridotti da 170.230 a 146.166 e contemporaneamente ne sono stati aggiunti altri 26.300 per un costo di 2 miliardi tra il 2016 e il 2023, oltre a prevedere coperture aggiuntive per altri 5mila lavoratori già rientranti nelle salvaguardie precedenti. La settima salvaguardia estende di un anno (gennaio 2017) per la maggior parte delle categorie di lavoratori coinvolti il termine utile per maturare la decorrenza della pensione con i requisiti pre-Fornero.
Venendo alle altre modifiche introdotte in seconda lettura alla Camera c’è l’anticipo già dal 2016 della no-tax area ampliata da 7.500 a 8.000 euro per gli over 75 e da 7.500 a 7.750 per chi non supera i 75 anni. C’è poi la norma che «blinda» le pensioni da eventuali variazione in negativo dell’indice dei prezzi: in caso di deflazione l’impatto sarà azzerato, dice la norma, per previene un’eventualità che si potrebbe verificare per la prima volta a gennaio 2017, in occasione del conguaglio della rivalutazione sulla base della variazione dell’indice dei prezzi del 2015.
Altra novità è poi la cancellazione della penalizzazione per chi è andato in pensione anticipata prima dei 62 anni (1% per ognuno dei primi due anni e 2% per ogni ulteriore anno) nel triennio 2012-2014. La riduzione, prevista dal decreto legge 201/2011, era già stata eliminata per il 2015, ma non per i pensionamenti pregressi. Confermato, infine, il congelamento al 27% per l’anno prossimo dell’aliquota contributiva a carico degli iscritti in via esclusiva alla gestione separata dell’Inps.
Davide Colombo – Il Sole 24 Ore – 20 dicembre 2015