di Francesco Cerisano. Stabilizzazioni dei precari nelle regioni e mobilità dei dipendenti nelle partecipate pubbliche. Le società controllate direttamente o indirettamente dalle pubbliche amministrazioni (eccezion fatta per quelle quotate in borsa) potranno scambiarsi i lavoratori sulla base di un semplice accordo, anche senza il consenso dei dipendenti interessati in modo da coprire i propri fabbisogni di personale. Basterà un’informativa al sindacato.
E in ogni caso l’avvio delle procedure di mobilità dovrà costituire un passaggio obbligatorio prima di assumere personale dall’esterno. Sono alcune delle novità contenute nel pacchetto di emendamenti alla legge di stabilità che la commissione bilancio della camera ha approvato domenica notte (l’approdo in aula del ddl previsto per la mattinata di oggi è slittato a stasera a causa del lungo ritardo con cui la commissione ha ripreso i lavori ieri pomeriggio ndr).
Un pacchetto molto nutrito di norme di interesse per la p.a. che comprende tra l’altro il tentativo di azzerare il patto di stabilità dei piccoli comuni attraverso la centralizzazione del patto regionale. E ancora, sarà più facile per i governatori rosicchiare maggiori spazi di autonomie allo stato, perché il governo avrà 60 giorni di tempo per dare seguito alle spinte autonomiste delle regioni. Il cammino verso la gestione associata delle funzioni fondamentali, invece, sarà più graduale e avverrà in due step. Mentre per il momento si hanno poche certezze sulla sorte della mini-Imu. L’unica è che l’eventuale versamento dovrà essere effettuato entro il 24 gennaio. Il dossier per risolvere il pasticcio, apertosi dopo che il governo non è riuscito a trovare tutte le risorse chieste dai sindaci per la copertura della seconda rata Imu 2013, è nelle mani dell’esecutivo assieme a tutto il pacchetto di norme sulla fiscalità locale. Ma già qualche indiscrezione trapela. Sulla Tasi, la nuova tassa sui servizi locali che si pagherà dal 2014, i comuni chiedono che l’aliquota massima oggi fissata al 2,5 per mille venga elevata al 3,5 ma solo per gli enti che stabiliranno detrazioni. Una proposta che non sembra dispiacere all’esecutivo il quale in questo modo garantirebbe ai municipi la copertura necessaria per evitare che il passaggio da Imu a Tasi si riveli un salasso per molti contribuenti prima esenti proprio grazie agli sconti su prima casa e figli a carico. Intanto, in attesa di conoscere la decisione dell’esecutivo, la quinta commissione ha approvato un emendamento del Pd (a firma Paola De Micheli e Angelo Rughetti) che consentirà una ripartizione più equa del fondo di 500 milioni introdotto al senato proprio allo scopo di assicurare copertura finanziaria alle detrazioni previste dei comuni. Le risorse non saranno più assegnate pro capite agli enti, ma sulla base del gettito Imu e Tasi relativo alla prima casa e delle detrazioni che il comune ha in mente di adottare. In questo modo i fondi andranno lì dove effettivamente servono e se ne avvantaggeranno gli enti con una massiccia presenza di abitazioni principali.
Ma vediamo tutte le novità degli ultimi emendamenti approvati.
Stabilizzazioni nelle regioni. Come detto, si aprono le porte delle stabilizzazioni dei precari nelle regioni. La condizione è che gli organici degli enti, all’ultima ricognizione effettuata al 31 dicembre 2012, non registrino eccedenze di personale. Se gli enti stanno sopperendo alle carenze di organico attraverso contratti a termine oggetto di costanti rinnovi negli ultimi cinque anni, potranno attivare stabilizzazioni a domanda del personale interessato, coprendo i relativi costi con risorse proprie.
Mobilità nelle partecipate. Le società controllate direttamente o indirettamente dalle pubbliche amministrazioni (eccezion fatta per quelle quotate in borsa) potranno scambiarsi i lavoratori (in modo da coprire i propri fabbisogni di personale) sulla base di un semplice accordo, anche senza il consenso dei dipendenti interessati. L’avvio delle procedure di mobilità dovrà costituire un passaggio obbligatorio prima di assumere personale dall’esterno. L’emendamento impegna gli enti controllanti ad adeguare a questo principio i propri piani industriali.
Federalismo a geometria variabile. Le regioni che, ai sensi dell’art. 116 Cost, vorranno rosicchiare allo stato alcuni margini di autonomia, legiferando su alcune materie specifiche (istruzione, beni culturali, ambiente, giudici di pace) avranno ora la certezza di una pronta attivazione da parte del governo. L’esecutivo avrà 60 giorni di tempo per esaminare le proposte autonomistiche dei governatori, sia quelle future, sia quelle già presentate prima dell’entrata in vigore della legge di stabilità. I tentativi di sperimentare forme autonomistiche più spinte non sono una novità lungo lo Stivale. Capofila fu il Veneto di Giancarlo Galan , ma poi con Luca Zaia la richiesta di maggiore autonomia da Roma sembra essersi sopita. In questo momento la regione più avanti è la Toscana. L’obiettivo dell’emendamento predisposto da Simonetta Rubinato (Pd) è di ridare linfa al federalismo a geometria variabile incentivando le iniziative dei governatori. «Era il momento di reagire», osserva Rubinato, «e di prendere un’iniziativa concreta. Entro marzo il governo dovrà attivarsi avviando la procedura».
Funzioni fondamentali dei piccoli comuni. L’emendamento approvato in commissione, rispetto alla proroga secca introdotta al senato, fissa due finestre temporali per la gestione associata delle funzioni fondamentali da parte dei piccoli comuni. Entro il 30 giugno 2014 i mini-enti dovranno gestire insieme ulteriori tre funzioni fondamentali e arrivare a gestirle tutte in forma associata entro il 31 dicembre 2014. L’emendamento allinea la manovra a quanto già previsto all’interno del ddl Delrio (c.d. svuota-province).
Patto di stabilità. Cambia la ripartizione del miliardo di euro stanziato per favorire gli investimenti dei comuni nel 2014. La somma non andrà tutta ai sindaci, perché 150 milioni saranno destinati alle province. Novità anche sul fronte del Patto dei piccoli comuni. L’emendamento approvato da Montecitorio punta ad azzerare quasi del tutto i vincoli di bilancio dei mini-enti attraverso una sorta di centralizzazione del patto regionale. In pratica gli spazi finanziari che ciascuna regione non è riuscita ad assegnare agli enti tra 1.000 e 5.000 abitanti, in modo da azzerarne gli obiettivi contabili, dovranno essere comunicati entro il 10 aprile 2014 al Mef, il quale entro fine aprile provvederà con decreto ad attribuirli ai mini-enti delle altre regioni che presentino un saldo obiettivo positivo. «L’obiettivo è favorire una distribuzione più omogenea degli spazi finanziari», spiega a ItaliaOggi Angelo Rughetti, «così da realizzare un tendenziale abbattimento del Patto dei piccoli comuni».
ItaliaOggi – 17 dicembre 2013