Un esemplare di gallo cedrone abbattuto pochi giorni fa. Si tratta di una specie molto rara e soggetta ad una particolare tutela. L’abbattimento è un reato penale con sanzioni pesanti
Abbattuto l’ultimo gallo cedrone del monte Novegno. I boschi alpini scledensi, dunque, non risuoneranno più del canto dell’urogallo. La segnalazione giunge da Emilio Tagliapietra, una guida del Laboratorio Didattico Ambientale, che ha notato la pesante assenza. «Si trattava di un esemplare insolitamente facile da avvistare perché la mancanza di femmine l’aveva reso particolarmente audace – spiega Tagliapietra -, si sa che è stato abbattuto perché la notizia è trapelata attraverso le chiacchiere di paese». I sospetti cadono su un residente della zona e sono in corso accertamenti da parte della polizia provinciale e del Corpo Forestale. «Il gallo cedrone è una specie molto rara nelle nostre zone ed è soggetta a particolare tutela» spiegano dagli uffici della Provinciale, competente per il controllo della caccia e la protezione della fauna selvatica. «Il maschio normalmente viene cacciato come trofeo da imbalsamare. È particolarmente vulnerabile durante il periodo degli amori, nel mese di maggio, quando emette il caratteristico richiamo nelle cosiddette “arene di canto”». L’abbattimento costituisce un reato penale, per il quale sono previste sanzioni di svariate migliaia di euro e la sospensione fino a tre anni del porto d’armi venatorio. «Ma non è facile cogliere sul fatto i bracconieri. Un aiuto prezioso viene dalle segnalazioni degli abitanti e dei cacciatori onesti del luogo». Va detto che non è solo la caccia illegale a mettere in pericolo specie come il gallo cedrone: risentono infatti da una parte dell’intrusione dell’uomo, specialmente durante il periodo della cova, e dall’altra dell’abbandono della silvicoltura e del pascolo montano che contribuivano al mantimento dell’habitat. Altre specie alpine a rischio sono la pernice bianca, la coturnice, il francolino di monte, ed il gallo forcello. In passato sono stati tentati esperimenti di reintroduzione, che non hanno avuto esiti positivi, come per il camoscio ed il cervo.
Il Giornale di Vicenza – 7 ottobre 2012