Resta il motore industriale d’Italia il Nordest. Il Veneto pesa per il 30,6 per cento col suo valore aggiunto industriale e svetta su tutte le altre regioni ma questa vocazione storica non è più sufficiente. Servono laureati in discipline scientifiche e tecnologiche che mettano ottani nel motore industriale d’Italia e servizi per le imprese ad elevato valore aggiunto che potrebbero arrivare da una sinergia con le capitali industriali e imprenditoriali del Nordovest, Milano e Torino. È quanto emerge dalla ricerca Nord-Est, Milano, Torino: un unico racconto condotta da Fabrizio Guelpa, responsabile Industry e Banking della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo e che sarà presentata in apertura del Festival Città Impresa venerdì alle 11 a Palazzo Leoni Montanari con lo storico Giuseppe Berta, il sociologo e Stefano Micelli, economista e il direttore del Corriere del Veneto Alessandro Russello.
Il Nordest ha molte frecce al suo arco. L’export Veneto conta per il 42,6 per cento sul valore aggiunto totale e supera non solo la media del Triveneto (38,6) ma anche Torino (37,2) e Milano (25,6); ha saputo formare bravi operai e ha infrastrutture immateriali migliori del resto nel paese, ad esempio tempi della giustizia civile più accettabili (in Veneto la giacenza media della cause civili nei tribunali ordinari è di 273 giorni contro una media nazionale di 403). I problemi sono noti. Le infrastrutture, in primis: se il Trentino ha 453 chilometri di autostrade e 759 di ferrovie per un milione di abitanti, il Veneto ne ha rispettivamente 120 e 256 che restano sempre superiori alla media nazionale alla dotazione di Milano e Torino ma comunque inadeguati rispetto ad un sistema economico che genera forti scambi. E poi ci sono le carenze nelle risorse immateriali: per non arretrare in competitività bisogna reclutare giovani lavoratori laureati in materie scientifiche e tecnologiche (il Veneto ne ha 12 ogni mille abitanti, Milano e Torino 16 e 17, il Friuli 18) ma non serve andarli a cercare lontano perché molti ragazzi veneti vanno a laurearsi in Lombardia (1.313 solo nel 2015). Per favorire la collaborazione col Nordest di questi giovani cervelli, la ricerca suggerisce alle aziende di investire in formazione e di ampliare le dimensioni in modo da favorire le attività qualificate perché quella medio-piccola non è in grado di assorbire le professionalità più elevate. La differenza a Nordovest, si vede: a Milano e Torino si registrano più brevetti (142-143 per ogni milione di abitanti contro 118) e le start-up innovative sono più diffuse (3,6 ogni mille imprese contro 1,3).
Il Corriere del Veneto– 28 marzo 2017