Ma Zanonato avverte: «Le sanzioni graveranno sui cittadini». L’idea è semplice: usare un unico cerino per accendere la lunga miccia che collega 3333 Comuni, 27 Province e tre Regioni. Usare insomma tutta la potenza di fuoco della nascitura macroregione a conduzione unica verde-padana per costringere il futuro governo (sempre che si materializzi) a cedere il passo sul Patto di stabilità.
«Se il governo non allenterà i vincoli vergognosi che paralizzano le nostre imprese noi tre governatori sforeremo il tetto contemporaneamente e inviteremo tutti i sindaci e tutti i presidenti di Provincia a fare lo stesso per rilanciare le opere pubbliche e far ripartire l’economia», dice il governatore Luca Zaia dopo essersi confrontato durante il Congresso federale di lunedì con il neoeletto collega lombardo Roberto Maroni e con il piemontese Roberto Cota. «Non possiamo stare a guardare quello che sta succedendo senza intervenire — continua Zaia — il Patto di stabilità e la frequenza dei suicidi dei piccoli imprenditori veneti sono purtroppo strettamente collegati. Bisogna rompere questo circolo vizioso e pagare immediatamente chi lavora».
Resta il fatto che sforare il tetto di spesa previsto dalla legge ha conseguenze pesanti per gli enti locali che si arrischiano su questo terreno minato. Ne è convinto il sindaco di Padova Flavio Zanonato, reduce dall’incontro dell’Anci nazionale perfettamente in linea con la proposta del governatore veneto. «Serve prudenza prima di fare queste affermazioni — puntualizza Zanonato — perché le sanzioni poi finirebbero col gravare sui cittadini che si troverebbero a pagare tasse e tariffe al massimo». «Lo so bene che se un Comune sfora il Patto da solo le conseguenze sui trasferimenti sono molto pesanti come è successo a Torino dove i cantieri si sono dovuti fermare — ribatte Zaia — ma se lo facciamo tutti insieme in segno di protesta Roma non può mandare l’esercito nelle tre regioni più industrializzate d’Italia». In effetti è improbabile che lo Stato possa bloccare con un colpo solo i trasferimenti ai 1546 Comuni della Lombardia, ai 1206 del Piemonte e ai 581 del Veneto, ma va detto che come questa operazione possa avvenire non è chiaro. Al momento si sa che a disegnare i confini dello sforamento e le eventuali conseguenze ci penserà il cosiddetto comitato strategico per l’attuazione del progetto della macroregione del Nord composto dagli stessi Zaia, Maroni e Cota e dai capigruppo dei Consigli regionali, della Camera, del Senato e dell’Europarlamento. «Il Patto di stabilità è un’equa divisione del malessere. È un modo di tenere fermi i soldi del Nord e permettere ai Comuni dissestati di continuare a tirare avanti con i buchi nel bilancio», rincara la dose Zaia ipotizzando che lo sforamento congiunto del Patto libererebbe subito, solo in Veneto, risorse per oltre due miliardi di euro. La Regione infatti in questo momento conta quasi un miliardo e mezzo di euro bloccati dai vincoli e i tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni arrivano agilmente a toccare i 429 giorni di media. Anche se i finanziamenti messi in circolo attraverso Veneto Sviluppo (che a breve darà il via a un road show per informare gli imprenditori delle varie forme di accesso al credito promosse dalla Regione) hanno raggiunto i 672 milioni di euro totali (il dettaglio è nella tabella qui a sinistra), per bocca dello stesso Zaia «non bastano ancora». Le banche infatti sono restie a concedere prestiti in presenza di quadri debitori spesso poco chiari anche perché, pubblico a parte, si devono contare i ritardi dei pagamenti dei privati. Recentemente arrivano sempre più spesso in tribunale i libri contabili di aziende piene di crediti e rimaste senza liquidità per continuare i lavori. «La crisi purtroppo è diventata l’alibi per alcuni imprenditori per non pagare i debiti — conclude Zaia — Così rischia di cambiare in peggio la cultura imprenditoriale di questa regione, c’è gente che sta facendo impresa con i soldi degli altri e poi succede l’irreparabile».
Il Corriere del Veneto – 13 marzo 2013