Gli esemplari finora censiti, una quarantina, hanno le orecchie a punta come quelle dei pastori tedeschi, il manto «merle» (bianco a chiazze prevalentemente nere o bluastre) come quello dei «colleghi» australiani e il viso che ricorda un po’ un border collie. Non sono di nessuna di questa razza, probabilmente nemmeno parenti.
Sono dei cani considerati finora – presumibilmente a torto – meticci. I pastori del Veneto occidentale e del Trentino se li sono tramandati per generazioni per un solo motivo: «funzionano» benissimo in quello che è il loro lavoro, badare ai greggi. La scoperta risale a qualche anno fa, ed è di un gruppo di appassionati. C’è una tipologia di cane ricorrente nelle zone a tradizione pastorale del Triveneto. Soprattutto in Lessinia e ai piedi del Lagorai, in Trentino, tra la Valsugana e la Val di Fiemme. E potrebbe arrivare a breve il riconoscimento della razza: quella del Pastore della Lessinia e del Lagorai, per l’appunto. Un percorso che è iniziato a settembre con il primo raduno dei proprietari degli esemplari «candidati», tenutosi ad Erbezzo.
Oggi molti di loro (forse qualcuno di nuovo) si daranno appuntamento a Bussolengo, in occasione della Fiera di San Valentino. Per la prima volta ci sarà un giudice dell’Enci, l’Ente nazionale della cinofilia italiana, quello preposto a valutare gli standard di razza: Walter Residori. E si tenterà, per l’appunto, di mettere nero su bianco alcune caratteristiche comuni, dagli estremi di peso e di altezza al garrese fino alla tipologia di pelo. «La strada per ottenere un riconoscimento è complicata – spiega Veronica Isalberti, allevatrice di San Rocco di Piegara e tra gli organizzatori dell’evento di oggi – e questo è un passaggio fondamentale». Quanti cani potrebbero esserci di questo tipo? «Ipotizziamo qualche decina – prosegue – anche in zone distanti tra loro, una conseguenza dell’attività della transumanza: probabilmente i pastori se li scambiavano tra loro. Siamo tuttora alla ricerca: adesso stiamo sondando diverse località del Vicentino. Ma il numero maggiore risulta essere proprio in Lessinia, da chi ha sempre condotto attività pastorale. Nella nostra indagine ci siamo imbattuti anche in cani che potevano assomigliare alla popolazione individuata ma che erano frutto di incroci casuali».
L’iniziativa arriva in un momento in cui gli allevatori della Lessinia sono molto incentivati a munirsi di cani per la custodia del gregge: proprio ieri due pastori hanno ricevuto alcuni cuccioli di pastore maremmano acquistati dalla Regione grazie ai fondi del progetto Life Wolfalps. Potrà aiutare anche la razza «autoctona» veneto – trentina? «Il pastore della Lessinia è più un cane da conduzione, non è stato allevato per fare da deterrente ai lupi, probabilmente perché in zona non ce n’era bisogno – conclude Isalberti – anche di carattere è relativamente mansueto: è un cane attivo, obbediente, curioso. Ma, soprattutto, un gran lavoratore».
L’Arena – 12 febbraio 2017