L’ospedale deve 34mila euro a una ditta vicentina: «Vendere i beni». Le imprese devono essere pagate per i loro servizi. Anche se a sborsare quei soldi è un’azienda pubblica. Perfino se si tratta di un ospedale che ha i reparti pieni ma i bilanci fatti di lacrime e sangue. E se non lo fa, l’ospedale in questione viene commissariato.
La decisione è stata presa dal Tar del Veneto nei confronti del Policlinico Tor Vergata, a Roma, «reo» di non aver saldato il debito contratto con la Centro Forniture Sanitarie Srl di Torrebelvicino, in provincia di Vicenza.
Dopo le polemiche per le lamentele degli imprenditori che denunciano i clamorosi ritardi nel pagamento dei crediti da parte della pubblica amministrazione, quella pronunciata nei giorni scorsi dal tribunale amministrativo è una sentenza che non ha precedenti nella nostra regione. Anche perché i giudici hanno nominato come commissario ad acta del policlinico, il comandante della guardia di finanza del Lazio: avrà 45 giorni di tempo per pagare la ditta veneta «reperendo le necessarie somme anche attraverso la vendita di beni strumentali non essenziali alle finalità istituzionali, accendendo mutui o prestiti fiduciari». In altre parole, i magistrati autorizzano i finanzieri, se necessario, a liquidare le apparecchiature (anche quelle mediche) purché non siano strettamente necessarie a garantire l’assistenza sanitaria dei pazienti.
Il braccio di ferro legale è iniziato il 9 settembre 2008, quando il tribunale di Schio ha emesso un decreto ingiuntivo nei confronti dell’azienda ospedaliera universitaria di Tor Vergata per non aver saldato un conto di 25.330 euro per le forniture sanitarie acquistate dalla società vicentina. Alla somma andavano aggiunte spese legali, interessi e altri onorari, fino ad arrivare a un totale di 34.043 euro. Non certo una somma stratosferica, ma il policlinico della capitale (e più in generale la Sanità del Lazio) non versa in buone acque, almeno dal punto di vista economico, e quindi alla società di Torrebelvicino quei soldi non sono mai arrivati, nonostante il tribunale vicentino avesse ordinato di pagare entro dieci giorni dalla notifica.
Per questo motivo il proprietario, Luca Bianchini, ha dato mandato agli avvocati Fabio Sebastiano e Giovanni Ferasin di presentare ricorso al Tar del Veneto. Fin da subito i legali hanno chiesto che fosse nominato un commissario «a cui conferire i poteri necessari per l’esatto adempimento del provvedimento giudiziario divenuto esecutivo».
Il collegio veneziano si è trovato ad affrontare un primo ostacolo legale dovuto a un decreto del governo che impedisce di intraprendere «azioni esecutive» (compresi i pignoramenti) nei confronti degli ospedali che fanno capo a Regioni sottoposte ai piani di rientro dai disavanzi sanitari. Il Tar è arrivato alla conclusione che il Lazio non rispetta appieno i criteri previsti dalla norma e quindi è compatibile con l’attività di «ottemperanza», quella cioè esercitata da un commissario che ha il compito di «valutare e individuare i beni e le utilità che possono essere destinati alla soddisfazione del credito, anche attraverso l’accensione di mutui (…), così da escludere tutte le utilità indispensabili per salvaguardare la funzione istituzionale delle strutture sanitarie».
Il tribunale amministrativo ha quindi nominato il commissario ad acta «individuandolo – scrivono i magistrati – nel comandante la guardia di finanza della Regione Lazio, affinché provveda all’esecuzione dei decreti ingiuntivi (…) nei limiti degli importi non ancora versati alla società».
Soddisfatti gli avvocati della società vicentina: «Ora il policlinico dovrà saldare il conto, a costo di vendere i macchinari. È una sentenza importante che riguarda tutti gli imprenditori perché ribadisce il loro diritto a essere pagati per il lavoro che svolgono, anche se ad aver contratto il debito è una società pubblica».
Andrea Priante – Corriere del Veneto – 16 novembre 2012