Il ministro della Salute ha elogiato questa mattina al Forum Pa il progetto pugliese che per la scelta dei futuri manager ha puntato su una selezione meritocratica ed una successiva fase di formazione, della durata di sei mesi, vista come un “cammino evolutivo su base esperienziale”.
“Già da tempo avevo parlato di ‘modello Puglia’ riferendomi a questa interessante sperimentazione organizzativa che nasce in un contesto di difficoltà, non solo nazionale a causa della crisi, ma anche territoriale visti i limiti fissati dal Piano di rientro. Questa vera e propria scuola di formazione e l’approccio culturalmente stimolante su cui questa si basa, sono valori aggiunti che rendono questo modello ripetibile anche in altre Regioni”. Queste le parole del ministro della Salute, Renato Balduzzi, che questa mattina, nel corso di una conferenza stampa organizzata presso il Forum Pa, ha promosso il nuovo modello di scelta e formazione dei futuri manager in sanità realizzato dalla Regione Puglia.
Il progetto pugliese è iniziato nel 2010 con la selezione di 33 persone ammesse al corso per futuri manager. Dopo sei mesi di lezioni in 30 sono risultati idonei, e il 49% di questi ricopre già incarichi dirigenziali nelle Asl pugliesi. Per Balduzzi, “nonostante permangano delle criticità relative al Piano di rientro della Regione, questo passo è importante per creare quella revisione di metodi e mentalità che, soprattutto in tempo di crisi, contribuiscono a creare innovazioni volte a mantenere alta quella qualità che caratterizza sia il nostro Sistema sanitario nazionale che quelli regionali”.
Ad illustrare meglio il “nuovo modello Puglia” è stato poi lo stesso presidente della Regione, Nichi Vendola. “All’inizio del mio mandato ho fatto, in questo campo, una scelta basandomi su una mia conoscenza empirica, quasi dozzinale, per tentare di restare in qualche maniera al riparo dall’accusa di essere un lottizatore, visto che la gran parte dei manager che vennero scelti provenivano dai ranghi dell’’ancien regime’ – ha detto il governatore – questa scelta tuttavia non si è rivelata sufficiente e, a fronte di questo problema, abbiamo deciso di sperimentare una risposta innovativa”.
Da qui è nata l’idea di una “iperselezione in senso meritocratico che tenesse conto dei titoli, delle competenze e delle attitudini; accompagnata da una vera e propria scuola di formazione basata su di una formula di full immersion”, ha spiegato Vendola.
La formazione è diventata in questo senso un percorso lungo il quale si sono articolati tutti quei segmenti disciplinari che il manager, “lavorando con ago e filo”, come spiegato dal governatore, “deve saper cucire e tenere insieme dentro un quadro di cognizione globale del sistema sanitario”.
“Abbiamo voluto produrre un modello non solo innovativo ma anche trasparente, bonificato da quell’ombra di affarismo e malcostume che accompagna troppo spesso l’organizzazione sanitaria – ha proseguito Vendola – abbiamo deciso di avviare questa esperienza anche sulla base di suggestioni culturali, bussando alla porta di personalità quali Edgard Morin e Zygmunt Bauman, e interpellando la scienza dell’organizzazione dei modelli complessi”.
Questo lavoro, come precisato dallo stesso governatore “è stato fatto con una premessa ben chiara: la complessità da affrontare non può tramutarsi in una paralisi come talvolta accade, né si può invocare il carattere neutro di una decisione meramente tecnica, perché le decisioni che vanno assunte riguardano l’esercizio del diritto alla salute, talvolta inibito da modelli di disorganizzazione o da un dimagrimento dei fondi che alimentano il Sistema sanitario nazionale”.
Infine, anche Fulvio Moirano, direttore dell’Agenas, evidenziando come “operazioni come questa non avvengono in Italia da almeno un decennio”, ha parlato con favore di “una revisione che, puntando sulla formazione, riesce finalmente ad andare ben oltre il mero controllo dei requisiti formali che competono ad un manager della Sanità, fatto che già di per sé risulta essere un’innovazione”.
Quotidianosanita.it – 17 maggio 2012