L’ex sindaco di New York Michael Bloomberg oltre che per la ricchezza (decimo al mondo, secondo il magazine Forbes ), è noto per l’impegno attivo nella promozione della salute e di stili di vita virtuosi. L’Italia corrisponde al suo modello, secondo la classifica di «Global Health Index», l’agenzia da lui creata, che valuta lo stato di salute della popolazione in base a diversi indicatori. Sui 163 Paesi della lista, il nostro è al primo posto, «nonostante la situazione economica di difficoltà», osservano gli analisti. Il resto d’Europa viene dopo, nell’ordine: Islanda, Svizzera, Spagna, Svezia, Lussemburgo, Francia, Germania e Danimarca. Il segreto della forma viene individuato nella dieta mediterranea, ricca di verdure e olio extravergine d’oliva.
Per Adam Drewnowski, direttore del Center for Public Health Nutrition dell’Università di Washington citato dallo studio Bloomberg, il tipo di alimentazione made in Italy è un toccasana e il vantaggio deriva dal facile accesso dei cittadini a prodotti freschi, soprattutto frutta e pesce. La classifica prende in considerazione l’aspettativa di vita, alcune cause di morte (pressione alta, tabacco, alcol, glicemia), la malnutrizione (intesa non solo come indisponibilità di cibo ma come nutrizione sbagliata), l’uso di acqua potabile, le emissioni di gas-serra pro capite. Un insieme di dati che fanno dell’Italia un esempio da seguire.
Un bambino nel nostro Paese ha di fronte a sé almeno 80 anni di vita, contro i 52 della Sierra Leone, agli ultimi posti. Per la ministra della Salute Beatrice Lorenzin è un «riconoscimento diretto al servizio sanitario pubblico e universalistico, segreto della longevità assieme a dieta mediterranea, vita all’aria aperta e corretti stili di vita. Sono però obiettivi da consolidare e non dare per scontati. È un dovere potenziare il sistema».
«La classifica è seria anche se il criterio in verità non è molto utilizzato — commenta Roberto Bertollini, ex responsabile Oms per l’Europa —. Del resto tutte le classifiche sono discutibili quando riguardano indici compositi che di fatto sommano, attraverso modelli matematici, diversi indicatori tradizionali».
Bloomberg ha finanziato per anni le campagne contro il tabacco dell’Organizzazione mondiale della sanità, ed è sponsor di una delle maggiori università di studi medici: la Johns Hopkins. Recentemente è stato nominato ambasciatore Oms per le malattie non trasmissibili. Nel presentare la ricerca l’agenzia non tace i mali del Bel Paese: crescita stagnante da decadi, disoccupazione giovanile al 40%, deficit pubblico alle stelle. Eppure gli italiani sono più in forma di canadesi, americani e inglesi. Curiosa la denuncia dell’eccesso di medici e la citazione della serie «Un medico in famiglia», tra le più seguite in tv.
Una realtà meno incoraggiante la racconta Cettina Mirisola, direttrice dell’Istituto nazionale per la salute immigrati e povertà, sede a Roma: «Nel 2008 gli italiani curati da noi struttura erano l’8%, oggi sono il 40%. Gente caduta in povertà per disoccupazione, divorzio, pensione ridotta all’osso. Non possono permettersi neppure l’aspirina».
Margherita De Bac – Il Corriere della Sera – 21 marzo 2017