Gli 80 euro alle pensioni più basse evocati due giorni fa dal premier, Matteo Renzi, rientrano nel ventaglio di «accorgimenti» da adottare per migliorare la riforma Fornero che il Governo sta studiando e che verranno presi «da qui alla fine della legislatura, entro il 2018». A dare il termine «dinamico» entro cui si capirà il disegno effettivo della nuova misura di aiuto è stato, ieri, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, nel corso di una diretta Tv.
Nannicini ha affermato che la misura è allo studio e andrà letta insieme con le altre «correzioni senza stravolgimenti» che si stanno elaborando sulla previdenza, misure tra cui spicca ovviamente quella per una maggiore flessibilità sull’anticipo pensionistico di cui si parla da qualche anno.
Il terzo bonus da 80 euro (il primo ai dipendenti fino a 26mila euro di reddito vale 10 miliardi a regime, il secondo alle forze dell’ordine vale 510 milioni aggiuntivi da quest’anno) potrebbe comportare un onere tra i 2 e i 3 miliardi «a seconda di come si disegna l’intervento» ha affermato l’economista che, nell’occasione, ha voluto manifestare la sua solidarietà a Elsa Fornero: «C’è stata una ingenerosità politica verso il ministro Fornero e un eccesso di accanimento». Parlando della flessibilità in uscita anche in riferimento alle diverse proposte legislative finora avanzate, Tommaso Nannicini ha quindi affermato che dal tipo di soluzione adottata si comprenderà sia il suo onere finanziario a breve (si è parlato in passato di coperture di cassa necessarie per 5-7 miliardi) sia se con essa si escluderà una eventuale ottava salvaguardia per gli «esodati».
Sul tema ieri è intervenuto anche un altro sottosegretario, Pier Paolo Baretta, in audizione in commissione Lavoro alla Camera: «Non lasceremo a piedi nessuno degli ultimi 24mila esodati che restano da salvaguardare» ha spiegato osservando, come Nannicini, che la risposta arriverà con la soluzione che verrà adottata sulla flessibilità nella prossima legge di Bilancio. Sugli 80 euro ai pensionati minimi s’è detto d’accordo anche il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che ai microfoni di Radio 24 ha sottolineato che la misura andrà adottata con la prossima legge di Stabilità «se compatibile con i conti».
Di tono diverso le riflessioni proposte sulla questione del contributo ai pensionati più poveri (sarebbero circa 2,3 milioni) che sono arrivate dal viceministro all’Economia, Enrico Zanetti:?«Senza un ordine di priorità si rischia di affiancare all’esasperato populismo di opposizione, che affligge il nostro paese, un populismo di governo di cui non abbiamo bisogno» ha affermato a margine di un convegno alla Confcommercio spiegando che per il suo partito prima bisogna confermare le riduzioni fiscali a favore di chi lavora poi scongiurare in modo definitivo le clausole di salvaguardia che prevedono l’aumento di Iva e accise e soltanto dopo affrontare la partita pensioni.
Da Milano, dov’è intervenuto al Salone del risparmio, anche il ministro Pier Carlo Padoan ha evocato il tema pensioni parlando di riforme strutturali e del quadro di finanza pubblica alla vigilia del varo del Def 2017. Gli indicatori europei segnalano che il sistema pensionistico italiano è tra i migliori esistenti in Europa – ha affermato Padoan. «Negli anni – ha poi aggiunto ripercorrendo gli interventi strutturali e le riforme adottate – l’Italia ha messo in atto ambiziose riforme del sistema pensionistico» che lo hanno messo in sicurezza dal punto di vista della sua sostenibilità. «Eventuali interventi – ha concluso – non possono che partire da questa considerazione».
D.Col. – Il Sole 24 Ore – 7 aprile 2016