Secondo i responsabili del sindacato Anaao, in tanti casi il personale non ha ricevuto la formazione necessaria. E in mezza Italia mancano ancora i frigoriferi per conservare le fiale di Pfizer
Le prime dosi saranno somministrate tra quattro giorni, il 27 dicembre, a 9.750 tra medici, infermieri, operatori socio-sanitari. Ma in vista del via alla campagna di vaccinazione di massa contro il Covid-19, che inizierà a gennaio e avrà come primo target l’immunizzazione di 1,8 milioni di persone, una parte significativa del Paese sembra tutt’altro che pronta all’appuntamento. Secondo quanto riportato da La Stampa, in diverse Regioni deve ancora essere individuato il personale incaricato di somministrare il vaccino e di preparare le siringhe. Non è un dettaglio da poco, se si considera che – specie nel caso del vaccino di Pfizer – i passaggi da seguire sono tanti e delicati.
«Non sappiamo preparare le dosi»
In diversi casi, a giudicare dalle parole dei medici responsabili regionali del sindacato di categoria Anaao, non è stata ancora effettuata la formazione necessaria. «Non sappiamo nulla, né chi deve preparare le dosi, né chi deve somministrarle e la formazione è nelle informazioni che sono circolate nelle nostre chat», dice dal Lazio Guido Coen. «Nessuna indicazione su chi deve preparare le fiale e nemmeno sui locali da utilizzare», conferma dalla Campania Pierino Di Silverio.
«Siamo fermi alla ricognizione su chi intende vaccinarsi, nulla di più», dice Antonino Palermo, dalla Sicilia. Mentre in Lombardia, spiega Giovanni Magnone, «la Regione ci ha spiegato a grandi linee il piano, ma tutto è ancora in divenire, con alcune aziende sanitarie che hanno iniziato a raccogliere le adesioni e altre no». In Puglia, dice Giosafatte Pallotta, «oggi siamo stati convocati per la prima volta in regione, se hanno identificato qualche procedura la cosa sicura è che noi medici fino ad ora siamo stati tenuto all’oscuro di tutto. Siccome non ci chiamano mai non vorrei che fosse per coinvolgerci in un concorso di colpa».
Mancano ancora i “super frigo”
C’è poi il nodo legato alla conservazione delle fiale, a -75 gradi. Su 294 punti di somministrazione, soltanto 222 sono dotati delle celle Ult (Ultra low temperature) capaci di raggiungere la temperatura necessaria per conservare a lungo le dosi. Secondo il piano messo a punto dal Commissario straordinario all’emergenza Covid, Domenico Arcuri, diventeranno 289 dopo il 7 gennaio. Attualmente, nove Regioni e una Provincia Autonoma non sono dotate delle celle Ult necessarie. In Abruzzo ne mancano 3 delle 7 riportate nel piano, in Calabria una rispetto alle 6 necessarie, in Lazio due su 20, in Liguria cinque su 15, in Lombardia 27 su 65, in Provincia di Bolzano sette su otto, in Puglia una su 11, in Sardegna otto su 12, in Sicilia 14 su 36 e in Toscana quattro su 12.